“Le camere di sicurezza negli stadi sono una cosa giusta, è stata una mia proposta di alcuni anni fa. Ognuno deve svolgere il proprio ruolo e le norme sportive si dovranno adeguare ai sistemi di sicurezza per la collettività. Non penso che i problemi si risolvano solo con atteggiamenti formali e non sostanziali”. Lo ha ricordato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a margine della conferenza stampa del ministro dell’Interno Salvini e del sottosegretario con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti, sul tema della violenza nel calcio.
“Oggi serve un riordino di tutte le norme che sono datate di vent’anni e armonizzarle per renderle attuali e compatibili con l’ordinamento civile e penale – ha aggiunto Lotito – Serve rivisitare la responsabilità oggettiva, secondo me vanno fatti dei protocolli dove si obbligano le società a tenere determinati comportamenti e, sulla base di questo, se il singolo disattende al rispetto della norma, va colpito in modo certo e severo. Da quando sono entrato io la Curva della Lazio ha cambiato comportamento perché da parte della società non c’è stata una sponda”.
Sul tema razzismo, il presidente della Lazio ha aggiunto: "Dobbiamo fare un decalogo sulle frasi razziste, come per esempio il lancio di una banana in campo a un giocatore di colore. Oggi serve un po' di serenità da parte di tutti", le parole di Lotito. "Gli ululati razzisti? E' più una cosa che stiamo costruendo - ha specificato - voglio dire che la discriminazione razziale è quella che avviene tutti i giorni nei comportamenti. Noi enfatizziamo frasi che hanno un valore razzista, ma non sempre lo sono. Spesso invece sono, come ha detto il ministro Salvini, sfottò".
"Gli adesivi su Anna Frank? Serve che nella vita si dia l'esatta portata dei comportamenti. E' molto più grave chi uccide per una partita che cinque figurine trovate tre giorni dopo all'interno dello stadio - ha aggiunto Lotito, tornando sugli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma, rinvenuti il giorno dopo Lazio-Cagliari del 22 ottobre 2017 - Peraltro si trattava di 13 persone di cui 5 minorenni, abbiamo creato un mostro su una cosa che non esisteva"