Diritti Tv tutela consumatori
(foto Insidefoto.com)

Numeri pirateria Serie A – Ogni stagione che passa, la Serie A si trova a dover fare i conti in maniera sempre più frequente con il fenomeno della pirateria. Il campionato appena terminato ha battuto ogni record per quanto riguarda le violazioni: 64.000 eventi live. Ma non è tutto, perché la stagione in corso si prepara a superare questa soglia: sono già 43.167 le violazioni a metà stagione, +50% sullo stesso periodo dello scorso anno.

Crimi: «Iptv e “pezzotto”: la pirateria tv è un reato che uccide il mercato e va repressa»

Questi i dati riportati da “Il Sole 24 Ore”, che spiega come questa sarà la stagione in cui si proverà a dare una spallata più concreta al fenomeno della pirateria. Questo per diversi motivi: in legge di Bilancio per il 2019 sono state inserite misure ad hoc; i vertici della Lega Serie A hanno messo la pirateria fra i punti in cima all’agenda e i numeri segnalano algebricamente come il limite sia stato superato.

Una ricerca Ipsos/Fapav ricorda che 4,6 milioni di italiani fruiscono illegalmente di eventi sportivi live, con una stima di circa 21 milioni di atti di pirateria compiuti nell’anno passato. Il più colpito è naturalmente il mondo del calcio: 3 pirati su 4 guardano le partite. Tra gli strumenti di visione anche Iptv illegali e decoder contraffatti, con un vero e proprio giro d’affari: un abbonamento può essere pagato somme variabili fra i 10 e i 20 euro.




I reati per chi organizza siti con contenuti piratati o iptv possono essere hackeraggio, riciclaggio di denaro, reati valutari, associazione a delinquere. Per chi vede contenuti attraverso Iptv illegali si può arrivare a multe dai 2.500 euro ai 25.000 euro, oltre alla reclusione da sei mesi a tre anni. Se però la pirateria non è una buona notizia per chi detiene i diritti – Sky e DAZN –, non possono sorridere nemmeno gli stessi club: nei contratti per il triennio in corso sono stati inseriti compensi variabili in funzione del numero di abbonati.

La Premier League apre un ufficio a Singapore per combattere la pirateria

Il problema, ovviamente, non è solo italiano. Lo sanno soprattutto i campionati più “internazionali” come Liga spagnola e Premier League inglese. Quest'ultima ha creato un ufficio a Singapore per combattere in maniera mirata il tema della pirateria. E c'è un punto sul quale dall'Italia si guarda con un po' di invidia Oltremanica. Per i contenuti sportivi protetti dal copyright la Premier League e gli Internet service provider hanno trovato un accordo che poi è stato reso esecutivo dall'Alta Corte di Giustizia di Londra: l'inibizione non solo dell'accesso ai domini (Dns) dei siti pirata (in Italia il Regolamento Agcom, comunque apprezzato sul tema dal mondo del calcio e recentemente rafforzato, prevede questo), ma anche dell'accesso ai server che consentono a tali siti pirata di operare.

PrecedenteSupercoppa italiana, premi a 7,5 milioni per l’edizione 2018/2019
SuccessivoFPF, il City si rifiuta di commentare alla UEFA le accuse di violazioni

3 COMMENTI

  1. non provo compassione francamente…
    il mondo sportivo e dello spettacolo, vive in una sfera di cristallo con leggi da casta per preservarne i privilegi… é stata fatta l’Europa ma non vale per i diritti tv perchè altrimenti perderebbero soldi.
    In tutto il mondo esistono antitrust che possono mettere il becco in qualsiasi settore tranne in quelli (altrimenti dovrebbe proibire le vendite di diritti per esclusiva…)
    Infine il copyright le varie SIAE ecc… anche loro con privilegi assurdi che andrebbero ridotti parecchio

Comments are closed.