L’idea è stata lanciata dal presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, che durante un’intervista a “Radio anch’io sport” su Rai Radio1 ha parlato della possibilità di introdurre una sorta di “reddito di cittadinanza” per gli arbitri. «Abbiamo dei professionisti che per arbitrare in A ed in B lasciano il lavoro. Quando finisce l’attività si ritrovano senza nulla, ad una età avanzata», ha spiegato a motivazione della proposta.
Sulla novità si è espresso questo pomeriggio anche Gabriele Gravina. Il presidente della FIGC ha spiegato: «Un reddito di cittadinanza per gli arbitri a fine carriera? Mi piace poco questo termine perché sa di assistenzialismo, credo comunque sia giusto supportare in un processo di solidarietà gli arbitri che hanno scelto il professionismo e poi a 40 anni si ritrovano dismessi con una famiglia a carico».
Gravina ha detto la sua anche sulla possibilità di creare specialisti per l’utilizzo del Var: «Quanto a separare le carriere creando specialisti al Var è una possibilità che mi piace. Penso sia un altro segnale importante di voler stare al passo coi tempi così come l'allestimento della “room control” centralizzata del Var qui a Coverciano. E' davvero un processo innovativo».