(ownafc.com)

E’ scoppiato il caos attorno a “Ownafc”, applicazione lanciata di recente che prometteva agli utenti di diventare proprietari di un club inglese, da gestire versando ciascuno una quota di 49 sterline, poco più di 57 euro. Come spiega l’AGI, il fondatore Stuart Harvey prometteva agli utenti «una sala riunioni dal vivo e in tempo reale» per gestire il club, e la possibilità di prendere decisioni chiave.

L’obiettivo dell’app era quello di costruire un club in grado competere nelle varie serie calcistiche inglesi, puntando i vertici con una serie di promozioni. Gli utenti avrebbero dovuto decidere tutto, dagli acquisti all’assunzione del personale, a eventuali esoneri e il mercato dei trasferimenti. La proprietà era stata offerta agli utenti per un massimo di 10.000 azioni, pari sempre almeno al 51% della società.

Pronti via, la prima e unica decisione presa finora dagli utenti è stata però quella di controllare un club nelle Midlands piuttosto che nel nord-ovest dell’Inghilterra. Ora però l’app ha chiesto agli utenti un ulteriore versamento in denaro per l’acquisto di una società. Migliaia hanno così chiesto il recesso da “Ownafc” sostenendo di aver già versato l’unica quota prevista. I gestori hanno invece negato qualsiasi irregolarità, sottolineando che le 49 sterline incassate inizialmente fossero necessarie soltanto all’accesso e non all’acquisto della squadra da gestire, che non è stata ancora individuata.



La società ha inviato agli utenti una mail, spiegando che la quota versata non copre le azioni, ma concede all'utente la facoltà di possederne. «In nessun modo l'azienda ha commesso atti illeciti e respingiamo con forza qualsiasi accusa di frode», si legge in una nota rilasciata dal legale di Stuart Harvey. «Il concetto di OWNAFC era finalizzato a consentire ai fan di partecipare attivamente alla gestione di una squadra di calcio tramite un'applicazione mobile». Secondo i termini di acquisto dell'app, Ownafc offrirà un rimborso ai propri utenti solo se l'acquisizione di un club non sarà completata entro tre mesi dal lancio dell’offerta. Nel frattempo, la società ha chiuso tutte le pagine social «a causa di abusi minacce alla famiglia» del fondatore, mentre anche il sito su cui era pubblicizzata l'iniziativa risulta irraggiungibile.

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