San Siro demolito Lega Forza Italia
L'esterno dello Stadio di San Siro (Foto Image Sport / Insidefoto)

“Lo stadio è un asset patrimoniale fondamentale”. L’ad dell’Inter Beppe Marotta interviene così, ai microfoni di Radio anch’io sport, sul tema dello stadio. “Lo stadio deve avere certe caratteristiche: senso di ospitalità, debellare la violenza, senso di appartenenza perché i tifosi si devono sentire nella loro casa. E tutto questo porta anche ad un aumento di ricavi”.

“Uno stadio non vissuto come una cattedrale nel deserto vissuta ogni 15 giorni ma come un entità dove vivere la socialità tutti giorni garantisce un introito fondamentale – prosegue Marotta -. Lo abbiamo visto con la Juventus Stadium, dal 2010 quando eravamo al Comunale e gli introiti erano sui 6 milioni, ora si viaggia su 50-60, questo sottolinea come gli introiti da stadio siano una voce importante e rilevante”.

 

Marotta ha poi parlato anche del tema Var: “Sono assolutamente fautore e favorevole alla tecnologia che sta contribuendo ad eliminare gli errori. La VAR non è uno strumento perfetto, il problema più grande è quello legato ai rigori per fallo di mano e questo perché l’IFAB non si rende ancora conto che esista la tecnologia. Il regolamento torna ancora nella soggettività ed io auspico che ci siano regole più semplici”.

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1 COMMENTO

  1. Marco Spinelli .Francamente questa fissa dello stadio di proprietà non la capisco,spendere centinaia di milioni di euro per tosare qualche decina di migliaia di tifosi quando squadre come Milan ed Inter hanno milioni e milioni di tifosi in Italia e all’estero che di fatto versano molto poco nelle casse delle squadre meneghine.Bisogna trovare il modo di convincere questa enorme massa di persone ad investire per proteggere la loro passione sportiva che ora come ora è in balia degli eventi.Il Calcio italiano avrebbe bisogno di nuove figure di manager che sappiamo tirare fuori da questa enorme massa di tifosi le risorse necessarie per rilanciarlo,spiace dirlo ma il nostro mondo del pallone è in mano a gente che vive solo di stereotipi di marketing perlopiù mutati dall’estero.

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