Un passo dopo l’ altro Mediaset sta concretizzando quanto aveva annunciato Pier Silvio Berlusconi qualche mese fa: «È tempo per l’espansione all’estero».
Alla fine di maggio è così arrivata l’acquisizione del 9,9% della tedesca Prosiebensat.1 e venerdì scorso il colpo grosso: la nascita di una «casa della televisione europea», ossia Mfe-MediaForEurope, holding con sede ad Amsterdam, nella quale saranno incorporate Mediaset e Mediaset Espana.
Annunciando la mossa, Piersilvio Berlusconi ha confermato: «Dopo questo primo passo anche altri alleati si uniranno alla nuova casa della tv europea. Ecco perché mi sento di dire che con MediaForEurope da un’ eccellenza italiana parte una sfida europea». La sorella, Marina, presidente Fininvest, ha rincarato: «È un giorno da ricordare e con grande orgoglio».
Come spiega L’Economia del Corriere, con l’ operazione annunciata venerdì, viene varato un reverse merger del 100% del gruppo Mediaset nella newco olandese, quotata a Milano e Madrid (la sedi fiscali restano nei paesi d’ origine) creando una piattaforma societaria europea aperta a possibili soci, con tre rami operativi: uno italiano, uno spagnolo e uno tedesco.
Il Biscione si presenterà sul mercato (per eventuali operazioni future) come un gruppo internazionale che somma in sé i singoli asset, valorizzando i business spagnolo e tedesco, schiacciati dentro la valutazione tutta italiana di Mediaset, ora sottocapitalizzata.
Per Mediaset l’ obiettivo è quello di creare valore nell’immediato, per poi orientarsi a operazioni più ampie in futuro, in un’ottica sempre più internazionale, parola chiave nel panorama del Biscione.
Il mercato del resto deve confrontarsi ormai con colossi del calibro di Disney che ha acquisito la 21 Century Fox e che sta lanciando la propria piattaforma streaming , o con il tandem At&t-Time Warner. Senza dimenticare ovviamente Netflix e Amazon e le altre piattaforme OTT.
Tutti player che possono contare su un pubblico globale e su investimenti miliardari.
Un recente studio di EY ha descritto in numeri quello che sta succedendo: le principali piattaforme in streaming (Netflix, Amazon, Tim Vision, Now Tv, Infinity, Eurosport) in sei mesi hanno visto crescere del 18% gli abbonamenti a 8 milioni complessivi. Il tutto a danno dei broadcaster tradizionali che devono far fronte a un lento stillicidio di utenti, calati di oltre 800 mila unità nella prima serata.
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