Maurizio Sarri si presenta nella sala Giovanni e Umberto Agnelli dell’Allianz Stadium in giacca e cravatta. «Sono molto contento di essere qui oggi», sono le sue prime parole da allenatore della Juventus. «La Juve mi da l’opportunità di tornare in Italia, è il coronamento di una carriera lunghissima che nell’80% del percorso è stata anche difficilissima. Non ho mai visto una società tanto determinata a prendere un allenatore», ha proseguito Sarri. «L’emozione c’è ed è forte», ha aggiunto.

Sarri poi parla degli obiettivi: «La Champions è un sogno da perseguire con determinazione feroce, con la convinzione che è obiettivo con un coefficiente di difficoltà mostruoso. Vincere e divertirsi sono due cose che si possono coniugare, poi è difficile – ha proseguito -. Sul vincere posso dire poco, perché ho vinto poco. Penso che l’obiettivo di divertirsi in campo non sia antitetico a quello di vincere, perché se una squadra si diverte in campo, e diverte il pubblico, acquista quell’entusiasmo che molto spesso è benzina per fare risultato».

«Cristiano Ronaldo è un giocatore eccezionale. Detiene tutti i record, mi piacerebbe poter incidere su qualche altro suo record. Un incontro? Volevo parlare con due o tre giocatori per condividere. Nelle imposizioni ci credevo 20-30 anni fa, ora l’età mi insegna che bisogna andare a condividere. Ne parleremo con Fabio (Paratici,ndr) nel pomeriggio per organizzarci. Voglio cominciare a capire quello che pensano di sé stessi e delle proprie caratteristiche i singoli giocatori, partendo da quelli più importanti».

Sul mercato, Sarri parte da Higuain: «Voglio bene al Pipita, lo sapete, ma dipenderà da lui. C’è una dirigenza che segue giocatori da anni e io ascolterò loro – aggiunge a giornalisti che gli chiedono se farà richieste di mercato alla sua nuova società -. Loro conoscono tutti meglio di me, forse tranne Higuain, io ho l’obbligo di ascoltare e ascolterò e mi adeguerò perché la riterrei una mancanza di rispetto impormi su una materia che conoscono meglio di me».

Spazio anche all’argomento tuta: «La tuta in campo? Parlerò con la società, non lo abbiamo ancora fatto. Io preferirei non andare con la divisa sociale, chiaramente fuori dal campo indosserò la divisa sociale, c’è scritto nel contratto, in campo vediamo. L’importante è che a questa età non mi mandino nudo…».

 

Sarri poi torna anche sui suoi anni a Napoli: «Da bambino ero tifoso del Napoli e lì ho dato tutto, dal punto di vista professionale e morale. Nell’ultimo mese lì ho avuto dubbi, che la società mi ha tolto presentando Ancelotti. Non è stata colpa della società, ma mia, perché il dubbio tra continuare o andare via era forte. Ho preferito andare all’estero, per non passare subito a un’altra italiana. Penso di avere rispettato tutti. Se esco dal San Paolo so che se mi applaudono è una manifestazione d’amore, se mi fischiano è una manifestazione d’amore. Uscirò volendogli bene come prima, in un modo o in un altro».

«De Laurentiis? Non ho sentito il presidente, ma Aurelio lo ringrazierò sempre perché mi ha dato la possibilità di allenare la squadra che allenavo da bambino. Poi nel percorso possono esserci divergenze, ma fa parte del carattere di due personalità forti».

«Il dito medio di due anni fa? Non era rivolto ai tifosi della Juventus ma a una ventina di stupidi. Ho fatto un gesto censurabile nei confronti di 15 o 20 stupidi che mi hanno sputato e mi hanno detto ‘terrore di merda’, non li considero i tifosi della Juventus. Fu un eccesso di reazione. Per tre anni ho vissuto svegliandomi la mattina con l’obiettivo di battere la Juventus. Il Napoli era l’alternativa più credibile. Ci riproverei, lo rifarei: ho dato il mio 110%, non ci siamo riusciti. E’ stata una rivalità sportiva, ma è finita. Quello che ho fatto, posso averlo fatto con modi sbagliati, ma penso sia intellettualmente apprezzabile», ha concluso Sarri.

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