Matthijs de Ligt con la maglia dell'Ajax (Photo by Michael Steele/Getty Images)

«Da relatore della Legge e da non appassionato di calcio non avevo per nulla considerato che potesse essere applicata anche al mondo del calcio. Fortunatamente il dipartimento sport, guidato dal sottosegretario Giorgetti, mi ha segnalato il tema e siamo intervenuti con un emendamento». Così il deputato Giulio Centemero ha spiegato la “nascita” del Decreto Crescita sullo sport, in occasione del seminario organizzato ieri dallo studio legale DLA Piper.

«La norma sugli impatriati trova un’applicazione ridotta in ambito sportivo in modo da limitare gli effetti della creazione di un vero e proprio vantaggio fiscale per alcune squadre calcistiche», ha proseguito. «I redditi da lavoro dipendente per i calciatori professionisti impatriati concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50% del loro ammontare; ai calciatori non si applicano gli sconti previsti per chi stabilisce la residenza nelle regioni meridionali. Questo perché si rischierebbe di alterare la competitività dei campionati. E chi aderisce dovrà versare un contributo dello 0,5% destinato ai settori giovanili».

«Non abbiamo subito la pressione dell’opinione pubblica per modificare la norma strada facendo. Come in ogni norma è normale che negli ultimi 100 metri arrivino dei correttivi per rendere effettiva la norma, avviene un po’ su tutto» ha proseguito. «Non cambia più niente? Assolutamente, l’imprimatur arriva da Giorgetti, è una norma ampiamente condivisa. Si discute su tante norme, su questa no. Ha tutte le caratteristiche per essere qualcosa di sistema e deve rimanere tale».

«La federcalcio spagnola ha parlato di giocatori che in Italia pagheranno 1/10 delle tasse? Innanzitutto è ovvio che dato è confutabile. Ogni paese cerca di stimolare determinati settori. Non possiamo utilizzare leve se non quella fiscale, per renderli più vivaci».

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