Cristiano Ronaldo si prepara alla sua seconda stagione italiana. Il portoghese ha rilasciato una lunga intervista all’emittente TVI durante la quale ha toccato diversi argomenti, parlando anche del momento in cui dovrà abbandonare il terreno di gioco.
«Non ho bisogno del calcio per vivere bene – ha spiegato CR7 –, sono tranquillo a livello finanziario. Quello di cui ho bisogno sono progetti allettanti e quello della Juve lo è. Mi è sempre piaciuta questa squadra, è la migliore in Italia e fra le migliori al mondo. E dopo aver vinto in Inghilterra e Spagna, ho vinto anche in Italia».
A proposito degli obiettivi, ha aggiunto: «Tutti vogliono vincere la Champions, ma non dobbiamo viverla come un’ossessione, lasciamo che le cose facciano il loro corso. E poi bisogna ricordare che i soldi non fanno grandi squadre. Guardate da quanti anni Barcellona, Bayern o Psg non la vincono».
«Potrei chiudere la carriera il prossimo anno – aggiunge Ronaldo a proposito del suo futuro – ma potrei giocare anche fino a 40-41 anni. Non so, quello che dico sempre è che bisogna godersi il momento. Credo che nessun giocatore detenga più record di me, sono ormai nella storia del calcio. Lasciare il Real per la Juve non è stato facile. Ho vissuto lì per nove anni, il 60% della mia carriera. Ma volevo una sfida diversa e sono molto felice di essere qui».
«Lasciare Madrid – prosegue Ronaldo – è stato ancora più complicato per mio figlio Cristianinho perché lì aveva i suoi amici, ma lo preparavo da mesi. Capiva che c’era la possibilità che il padre lasciasse il Real, non ci credeva ma sapeva che poteva succedere. I bambini pensano che sia tutto facile. La qualità della vita, le case, le macchine costose, i vestiti. Pensano che gli cada tutto addosso. Io invece voglio far capire ai miei figli che queste cose non arrivano solamente grazie al talento, ma anche e soprattutto grazie al duro lavoro».
A tal proposito, il portoghese ha concluso: «Quest’estate ho fatto vedere a Cristianinho la mia stanza nella pensione in cui alloggiavo quando ero allo Sporting. Non riusciva a credere che quando ero un ragazzino avessi vissuto lì. La rivalità con Messi? Siamo gli unici ad aver vinto cinque Palloni d’Oro. E ho ancora le motivazioni per cercare di vincere ancora, a livello di squadra e individuale, altrimenti avrei già smesso. Sarebbe facile, perché non mi manca nulla, ma quello che mi muove è la passione per il calcio e la mia voglia di vincere».