(Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)

La UEFA ha esplicitamente chiesto a tutte le sue Federazioni di non organizzare partite in cui gli stadi non sono completamente accessibili alle donne, che si tratti di gare della nazionale o che siano incontri tra club. La richiesta è arrivata tramite una lettera indirizzata a tutte le Federazioni che fanno parte della UEFA lo scorso 27 settembre.

Aleksander Ceferin, nel documento, ha fatto riferimento a Sahar Khodayari, la donna di 29 anni che è morta in un ospedale di Teheran dopo essersi data fuoco, a seguito di una protesta. Protesta messa in atto dopo che Sahar aveva saputo che avrebbe potuto essere condannata a sei mesi di carcere per avere tentato lo scorso marzo di entrare in uno stadio a vedere una partita della squadra di cui era tifosa, l’Esteghlal.

Nella lettera, Ceferin afferma di essere consapevole del fatto che ciò che chiede non è facile come sembra e quindi non obbliga, ma raccomanda a tutte le sue Federazioni associate «di non giocare partite, della nazionale o di club, in paesi in cui gli stadi non sono completamente accessibili alle donne».

Questa richiesta rischia ovviamente di entrare in conflitto con alcune manifestazioni. In primis, con la Supercoppa italiana, in programma allo Stadio Internazionale Re Fahd di Riad (Arabia Saudita) tra il 20 e il 22 dicembre. Problemi ai quali andrebbe incontro anche la RFEF, che sta organizzando la finale di Supercoppa spagnola in Arabia.

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