La chiusura dell’affare entro Natale, o al più tardi nei primi giorni del 2020. Dan Friedkin ha accelerato per il suo ingresso nella Roma: con i suoi avvocati e advisor, come spiega la Gazzetta dello Sport, sta analizzando tutti i conti del club giallorosso, per provare a chiudere nel giro di un mese o poco più.
L’imprenditore statunitense dovrebbe tornare in Italia a dicembre, prima delle feste. E punta a ricevere al più presto anche l’ok all’aumento di capitale da 150 milioni, di cui Friedkin verserà i circa 130 milioni riferiti alle azioni della Roma in mano a Pallotta e alla holding As Roma Spv Llc (che possiede l’85,677% delle azioni del club giallorosso).
Poi, secondo i piani, partirebbe l’assalto alla maggioranza del club, con una differente visione sulla valutazione: secondo Friedkin vale circa 600 milioni (da cui scalare i 272 di indebitamento attuale), più eventualmente gli 80 che Pallotta ha già speso per lo stadio, mentre secondo l’attuale patron la valutazione si aggira sugli 800 milioni.
Lo stallo sullo stadio senza dubbio potrebbe influire sulle scelte di Pallotta, il quale, spiega tuttavia la Gazzetta dello Sport, vorrebbe restare all’interno della Roma con delle quote di minoranza proprio per l’affare Tor di Valle, anche perché a Trigoria sono fiduciosi sul buon esito della questione.
Scrivo da tempo che il cambio societario è inevitabile. L’alternativa sarebbero i libri in tribunale. La Roma ha un bilancio ormai ingessato, spese non sportive fuori controllo, patrimonio calciatori ridotto all’osso, gente incedibile, uno sbilancio medio da 200 milioni annui, necessità di ricavi straordinari nell’ordine di 150 milioni annui.
Per assurdo il debito netto è il minore dei problemi
Le strade da percorrere erano due. Lo sceicco sciocco. La riorganizzazione societaria per bypassare per almeno una stagione le strette del fpf. Questo friedkin mi sa tanto di maquillage societario.