La seconda Corte d’Appello di Milano ha assolto l’ex ad di Eni Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan, e la compagnia petrolifera italiana nel processo con al centro il caso Saipem-Algeria su una presunta maxitangente algerina da 197 milioni di dollari. Assolti anche tutti gli altri imputati nel procedimento di secondo grado, inclusi i manager di Saipem e la stessa partecipata.
I giudici della Corte d’appello hanno ribaltato in parte la sentenza con cui il tribunale nel settembre del 2019 aveva condannato Saipem e i suoi manager, l’ex presidente e ad Pietro Tali, l’ex direttore operativo in Algeria Pietro Varone e l’ex direttore finanziario Alessandro Bernini, e poi anche i tre imputati algerini tra cui Farid Bedjaoui, ritenuto uno degli intermediari della presunta tangente. Tutti sono stati assolti perchè il fatto non sussiste ed è stata revocata la confisca di 197 milioni di dollari, il profitto del reato, disposti in primo grado nei confronti della partecipata di Eni. La corte ha poi dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla Procura nei confronti di Eni, mentre ha confermato la sentenza assolutoria di primo grado nei confronti di Scaroni e dell’allora manager del gruppo di San Donato Antonio Vella. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Dopo la lettura del dispositivo, in aula le difese hanno esultato per l’assoluzione.
"E' la parola fine a questa vicenda complicata". Così l'avvocato Enrico de Castiglione, legale dell'ex ad di Eni e ora presidente del Milan Paolo Scaroni, ha commentato la sentenza di secondo grado che ha confermato l'assoluzione per l'ex numero uno del gruppo e per Eni, ma ha anche assolto Saipem e i suoi dirigenti che era stati condannati in primo grado. "E' la riconferma della sua assoluzione", ha aggiunto il legale, facendo riferimento al fatto che Scaroni era anche già stato prosciolto in udienza preliminare.