Un sistema che genera un valore pari a 580 milioni l’anno, con un “moltiplicatore” che triplica il prodotto economico per il Paese per ogni euro distribuito o investito (circa 2,9 volte). Sono questi i numeri della Serie C, rivelati dal primo studio di impatto di Lega Pro, presentato oggi a Roma e realizzato in partnership con ItaliaCamp.
«Un percorso che portiamo avanti con entusiasmo e convinzione, ma non senza difficoltà. C’è un problema di sostenibilità che va affrontato. Non possiamo rischiare di ridimensionare il numero dei club perché verrebbe meno una parte fondamentale di quel reticolo economico e sociale che contribuisce a tenere in piedi l’Italia», ha spiegato il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli.
Presenti all’evento anche il ministro per lo Sport e le politiche giovanili, Vincenzo Spadafora, e il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. «La passione e la determinazione del presidente Ghirelli e di tutta la Lega Pro le ho vissute sulla mia pelle fin dall’inizio del mandato, quando in maniera anche molto dura mi ha chiesto quello che chiedeva in passato anche ai miei predecessori. Da quelle richieste abbiamo avviato un tavolo molto proficuo che sta analizzando tutte le cose, alcune da fare in tempi assolutamente rapidi, per altre ci vuole un po’ più di tempo ma neanche tanto», ha ammesso Spadafora.
Poco prima, lo stesso Ghirelli aveva affermato ricordando lo sciopero della Serie C prima di Natale che portò la FIGC al tavolo di Spadafora e del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: «Quando a dicembre ci siamo fermati non lo abbiamo fatto per sfidare nessuno, ma semplicemente per far conoscere al meglio la nostra situazione: alle istituzioni chiediamo di sostenere il nostro lavoro, che non è solo un contributo allo sport ma anche allo sviluppo sociale del Paese».
Lo studio è stato elaborato sulla falsariga del bilancio integrato della Figc: «Grazie a Ghirelli e alla Lega Pro per questo studio non fa altro che valorizzare il grande impegno di tantissimi imprenditori del mondo del calcio che hanno saputo coniugare la possibilità di fondere la dimensione sociale con quella economica», ha dichiarato Gravina.
Lo stesso Gravina ha poi concluso: «Non chiediamo soldi allo Stato ma più attenzione da parte delle istituzioni sugli interessi generali, non solo per il calcio ma per l’intero Paese. Riconoscimento dell’1% sulle scommesse, apprendistato e semiprofessionismo: sono alcuni temi su cui vorremmo confrontarci al più presto».