Tavecchio candidatura Crl
Carlo Tavecchio (Insidefoto.com)

L’ex Presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio è intervenuto a Rtl 102.5 e alla domanda su quale fosse lo stato del calcio italiano ha così risposto: “Cominciamo a partire dal calcio che trascina, quello della Serie A, certamente credo che le società italiane in gran parte siano sottocapitalizzate per quanto riguarda l’attività che devono svolgere”.

“Se guardate i bilanci ci sono sempre grosse sproporzioni dal punto di vista patrimoniale e devono intervenire i presidenti che mettono garanzie o interventi finanziari. A differenza di spagnoli e inglesi che hanno bilanci il cui rapporto patrimonio-fatturato è diverso”.

Prosegue parlando delle serie minori: “Poi c’è il calcio di Serie B che è la seconda possibilità per essere un sistema sportivo dove si utilizza il mondo giovanile per prepararlo al grande salto. Anche lì ci sono ventidue squadre in situazioni molto precarie e in questo momento molte sono in vendita.

“Per quanto riguarda la Lega Pro, sessanta società che hanno sicuramente grande volontà di stare sul mercato calcistico ma enormi difficoltà di sostentamento per le solite storie del costo gestionale in quanto l’offerta è di sessanta squadre e sono troppe, non ce le possiamo permettere”, ha aggiunto l’ex numero uno della Figc.

Tavecchio è poi tornato sulla mancata qualificazione al Mondiale e su come sia avvenuta la scelta di Ventura come commissario tecnico della Nazionale. “Quel periodo dal punto di vista sportivo è certamente negativo, dal punto di visto federale, gestionale, era florido: avevamo una grossa liquidità, avevamo il Var appena ottenuto da parte della Fifa, avevamo quattro squadre che andavano in Champions, avevamo l’Europeo consegnato, avevamo quattro partite a Roma direttamente, era il massimo da quel punto di vista

“La mia prima scelta fu quella di Capello, mi incontrai a Udine con lui e purtroppo sembrava quasi impossibile, non riuscii a portarlo perché Capello rifiutò. La seconda scelta fu quella di Donadoni con il quale avevamo già concluso l’operazione poi dopo non se ne fece niente, per problemi burocratici ed economici, ma non al mio interno, all’interno della società -il Presidente non gli permise di lasciare la città per problemi contrattuali- e il Presidente federale non può entrare in una querelle economica con l’allenatore.”

“Poi – spiega Tavecchio – fui chiamato da Malagò e andai a casa sua dove trovai Lippi e il compromesso fu apparente, Lippi avrebbe accettato insieme a Ventura, candidato in pectore libero, veniva dal Torino, maestro dei giovani e disponibile”.

“Questo binomio lo avevo colto e la Corte federale su richiesta disse che era incompatibile la carica di Lippi come Direttore Tecnico in quanto il figlio esercitava l’attività di procuratore e quindi poteva avere un conflitto di interessi qualora fosse stato convocato un giocatore in capo al figlio. Da lì partì la questione che porto a restare Ventura da solo, perché io quella sera avevo già chiuso. Ventura aveva fatto le prime partite tutte bene, il problema arrivò poi”.

“Quando si è capito che si stava andando allo sfascio? Io ho un alto rispetto della funzione del Presidente federale che non può fare quello che fa un presidente di società e di club, ha un organigramma che quando è scelto va portato avanti e non può assumersi la responsabilità di pagare due allenatori. Questo sarebbe stato possibile solo dopo essere arrivati ai Mondiali, da un punto di vista federale prima non si poteva”, ha concluso l’ex presidente federale.
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