Nel suo lungo intervento all’FT Business of Football Summit, il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha parlato anche della volontà di introdurre modifiche nelle competizioni a livello europeo.
Agnelli non mette da parte il discorso meritocratico, ma crede che allo stesso tempo sia necessario trovare una soluzione per consentire a club blasonati – ma penalizzati dal loro mercato nazionale – di trovare il loro spazio nelle migliori competizioni d’Europa.
«L’importante – ha aggiunto Agnelli – è la meritocrazia sportiva. Accettiamo promozioni e retrocessioni, l’accesso dalle leghe. Quello che è buono è che la proposta dell’anno scorso ha portato gli stakeholder a discutere e iniziare ad accordarsi su elementi che possano far crescere il calcio europeo. Come si può oggi assicurare allo stesso tempo che con il ruolo del grande club si possa salvaguardare la salute dei club minori? E’ un dibattito, sono aperto a discutere della migliore soluzione».
«Quello che è chiaro – dice Agnelli – è che il sistema attuale ci sta portando ad una polarizzazione dei valori. Dal FFP, con il sistema corrente, quello che stiamo vedendo è che i top club stanno crescendo ad una velocità differente dagli altri. Quello che possiamo fare è che attraverso la solidarietà si riesca ad aiutare anche gli altri club», ha proseguito il presidente della Juve e dell’ECA.
«Il cambiamento arriverà. Sul tavolo – ha proseguito il presidente della Juve – ci sono diversi elementi, uno dei più criticati anche dai club è il principio di stabilità. Se hai avuto accesso a una categoria a livello internazionale, ci puoi rimanere dentro con il merito sportivo a livello internazionale. Questo ha spaventato molte persone, anche quelle dei nostri club».
«Nella proposta originale c’era un sistema di stabilità a 40 squadre, questo significa che anche club che oggi sono tra il 20° e il 60° posto (nel ranking ndr) avrebbero modo di crescere. È stato criticato, si parlava di un sistema da ricchi per i ricchi. Ma se lasci il sistema come quello attuale, quali sono le possibilità che Real Madrid, Bayern, Juventus o Psg non facciano parte delle competizioni internazionali?», si chiede Agnelli.
«Il punto è: come dare a Porto, Celtic o Ajax uno strumento per crescere date le limitazioni legate al proprio mercato nazionale? Data la natura di questo sport, siamo agganciati al nostro paese. Ma se un paese resta indietro per la sua debolezza, colpa o per la dimensione del mercato, dobbiamo trovare una soluzione per fare in modo che questi club restino nel sistema. Parliamo di società che hanno vinto la Champions League nel passato».
«Ad oggi – ha concluso –, date le reazioni che abbiamo avuto, la stabilità non ci sarà, è difficile credere che sarà parte del cambiamento. Ma, parlando individualmente, non mi interessa, semplicemente non mi interessa. Era una cosa fatta per qualcun altro. Stiamo lavorando per quelli che saranno i corretti elementi per permettere ai club di cui sopra di lottare».