Sulle vicende che riguardano il calcio e l’emergenza Coronavirus è intervenuto Umberto Calcagno, vicepresidente AIC: “I calciatori sono tranquilli nel ripartire? No, ovviamente la tranquillità non c’è e non è il termine più appropriato. Ci sono percezioni differenti, è ovvio che la tutela della salute è il bene primario da perseguire. Le delibere del Governo permettono di giocare a porte chiuse e monitoriamo che tutto sia seguito a livello sanitario. Poi non sappiamo cosa accadrà, speriamo si possa finire i campionati, ma la regolarità degli stessi viene comunque dopo la salute degli atleti e di chi lavora accanto a loro”, si legge in una nota pubblicata dall’AIC sul proprio sito.
“Dobbiamo garantire come sistema federale l’incolumità delle persone e poi la regolarità del campionato. Saremo molto attenti e vigili nel prendere le decisioni più appropriate. Ci sono protocolli ben precisi che sono stati varati” – ha proseguito Calcagno. “Noi, in stretto contatto con l’associazione dei medici sportivi, monitoriamo che nel mondo professionistico che vengano rispettate tutte le direttive del Governo. E’ difficile mantenere un metro di distanza in allenamento o negli spogliatoi, un rischio in più per i calciatori c’è e si percepisce, per questo va valorizzato quanto stanno facendo i calciatori. Per ora è un rischio calcolato, ma se dovesse cambiare qualcosa, rimoduleremo anche noi le nostre decisioni”.
Sul problema Covid19 era intervenuto anche il Presidente AIC Tommasi ribadendo che “c’è un rischio anche per i calciatori e dobbiamo prendere tutte le precauzioni per la sicurezza di chi gioca: in campo non si può certo rispettare la distanza di un metro, ma vanno prese tutte le misure per garantire la sicurezza di chi e’ allo stadio, compresi staff e personale, per ridurre al minimo quel rischio. Tra i giocatori c’è chi e’ convinto di andare avanti e chi esprime preoccupazioni, ci sono molti stranieri ed e’ sotto gli occhi di tutti quel che sta succedendo dall’estero verso l’Italia…”.