(Photo Cesare Purini / Insidefoto)

L’Italia è ormai uno dei Paesi più colpiti dall’emergenza Coronavirus per il numero dei contagi, che ormai è il più alto al mondo dopo la Cina.

Nel pieno dell’emergenza la priorità è – e così deve essere – la cura dei tantissimi malati, molti dei quali in terapia intensiva. Ma a seguito delle restrizioni imposte dal governo, il nostro Paese sta iniziando quantificare anche i danni economici che il Coronavirus sta apportando. E il conto rischia di essere salatissimo.

Un’Italia bloccata, anche a livello economico

Con il Decreto Legge emanato dal presidente Conte l’8 marzo tutti gli italiani sono obbligati a stare a casa, evitando di uscire tranne che per motivi giustificati. La conseguenza di questa decisione, ovviamente motivata dalla necessità di ridurre il più possibile il rischio di contagio, è stato il drastico calo di avventori nelle attività commerciali, alle quali è stata successivamente imposta la chiusura (ad eccezione dei negozi di alimentari e di farmacie). Il turismo è forse uno dei settori più colpiti, assieme al trasporto aereo, dato che le prenotazioni alberghiere e i voli sono tutti annullati sia da parte degli italiani sia – e soprattutto – da parte degli stranieri.

In questo scenario, il mondo dello sport fa i conti con l’annullamento di tutte le manifestazioni sportive sul territorio nazionale, una decisione che ha causato la sospensione di praticamente tutti i campionati. Per quanto riguarda il calcio, le categorie minori sono state le prime a fermarsi, mentre la Serie A, dove gli interessi economici sono maggiori, ha cercato inizialmente delle soluzioni alternative alla sospensione, come le partite a porte chiuse, una scelta che non ha mancato di creare delle polemiche. In ogni caso, anche il massimo campionato nazionale ha dovuto arrendersi nel momento dell’entrata in vigore del decreto presidenziale.

Il risultato è che tutte le partite sono sospese a tempo indeterminato e tutti gli allenamenti delle squadre sono interdetti, anche perché tra i calciatori di Serie A non mancano i casi di positività al Coronavirus.

Il danno economico per il calcio

È inutile girarci intorno: per il calcio le conseguenze di questa emergenza sanitaria vanno ben oltre i disagi relativi alla riprogrammazione dei campionati, che potrebbero prolungarsi fino ad estate inoltrata (ad eccezione della Serie A, sulla quale incombe l’inizio del Campionato Euro 2020). Le perdite economiche per le squadre potrebbero essere molto consistenti alla fine dell’emergenza.

Come sappiamo, il calcio è sì un gioco e una passione per milioni di italiani, ma è anche un business milionario. Proprio i forti interessi economici hanno portato al ritardo nella sospensione della Serie A, con forti polemiche da più parti. La Lega Serie A è stata infatti criticata per aver anteposto gli interessi economici del sistema calcio alla salute dei giocatori, dei tifosi e in generale della cittadinanza.

Tra coloro che hanno espresso la propria opinione al riguardo c’è l’ex calciatore e commentatore Aldo Serena. Queste le sue parole ai microfoni di Gambling.com: «Mi rendo conto, mettendomi nei panni degli altri, che il fatto di giocare a porte chiuse rappresenti un salasso sotto il profilo economico. Però tutte le aziende sono ferme adesso, nel turismo in primis stanno perdendo una montagna di soldi, ma lo stanno facendo perché tutti dobbiamo remare nella stessa direzione. Quindi, anche il calcio, secondo me, si dovrebbe adeguare».

Quanto costerà il Coronavirus al calcio italiano?

Il sistema calcio è un’industria nella quale ad avere un ruolo importante non sono solo le squadre, anche se queste ovviamente sono quelle che effettivamente scendono in campo. Le emittenti televisive, ad esempio, hanno una parte fondamentale perché permettono la fruizione dei match ad un pubblico molto più ampio rispetto a quello che va allo stadio e gli investimenti che fanno sono rilevanti. Di conseguenza in questo momento le perdite potrebbero essere altrettanto importanti. Basti pensare che per i diritti televisivi Sky ha investito ben 780 milioni di euro, mentre Perform Group che controlla Dazn ha impegnato 193,3 milioni di euro.

Gli stessi club, oltre ad essere delle società sportive, sono delle vere e proprie aziende. La Juventus, ad esempio, nella scorsa stagione ha raggiunto un fatturato di oltre 459 milioni di euro e l’Inter 364 milioni. Non è difficile immaginare che l’interruzione del campionato avrà conseguenze economiche pesantissime.

Al momento non abbiamo a disposizione dati certi, ma soltato delle stime. Se non fosse possibile far ripartire il campionato, per la Serie A si ipotizza una perdita di ben 430 milioni di euro per i diritti televisivi, pari a circa il 30% del fatturato dell’intera Lega Serie A. Una situazione simile è prevista per la Liga in Spagna.

A causa del mancato incasso dei biglietti, per le 20 squadre è stimata una perdita complessiva di circa 28 milioni di euro. Tra i team a perdere di più sarebbe la Juventus, con una perdita di circa 12 milioni di euro, seguita dal Milan con 3,4 milioni e dall’Inter con 2,7 milioni. Ma secondo una stima più pessimistica la sola Juventus potrebbe arrivare a perdere ben 110 milioni di euro.

C’è da dire, però, che in un momento di difficoltà come questo, il calcio non ha mandato di mostrare il suo lato solidale: sono state diverse, infatti, le donazioni da parte delle squadre e singoli calciatori. L’Inter ha fatto una donazione da 100.000 euro a favore dell’ospedale Sacco di Milano, metre la Figc ha donato lo stesso importo allo Spallanzani di Roma.

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