Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha parlato a “La Gazzetta dello Sport”. Tanti i temi toccati, dal rinvio del nuovo Mondiale per Club, all’emergenza Coronavirus. A tal proposito, infantino ha parlato degli effetti sul sistema calcio e di una possibile recessione.
«Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute».
«Non è fantascienza – ha aggiunto –, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici – sarà avvantaggiato chi ha gestito la propria “azienda” in modo sano – e ripartiamo. Non da zero, siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere irreversibile».
Sulla possibilità di una Superlega, Infantino dice: «Mi viene da ridere. E cos’altro? Da quel che vedo, ci pensano già altri a progettare e organizzare tornei in giro per il mondo, al di fuori dalle strutture istituzionali, e senza rispetto per il modo in cui è organizzato il calcio nazionale, continentale e mondiale. In futuro dobbiamo avere almeno 50 nazionali che possano vincere i Mondiali, non solo 8 europee e 2 sudamericane. E 50 club che possano vincere i Mondiali per club, non solo 5 o 6 europei. E una ventina di questi 50 saranno europei, il che mi sembra già meglio dei 5 o 6 odierni. Ma non è il momento di parlarne ora».
In chiusura, una battuta sul Var: «Il Var è ormai indispensabile. Se usato come si deve, le critiche si placheranno. Può essere perfezionato, ma il fatto è che in alcuni paesi non rispettano il protocollo Ifab. È importante capire che il Var aiuta l’arbitro, e non che sia un altro a prendere le decisioni».
«Intanto viene usato in un centinaio di tornei di una settantina di paesi – ha aggiunto –: molti miscredenti e/o gufi si sono dovuti ricredere. Ora investiremo di più, secondo la mia visione 2020-23, per fare un Var light, economico e funzionale. Globale. E chiariamo una volta per tutte: non esiste nessun obbligo. Chi non lo vuole è liberissimo di non usarlo. Ma chiedete ai critici se vorrebbero davvero tornare all’età della pietra».