Damiano Tommasi (foto Antonello Sammarco/Image Sport/Insidefoto)

“Parlare degli stipendi dei calciatori è un segnale che testimonia di come non siamo allineati col resto del Paese”: lo dice Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalciatori intervenendo a Radio anch’io Sport, su Radio1, sull’emergenza coronavirus e lo stop ai campionati di calcio.

“Si sta parlando delle mensilità di marzo, che scadono il 20 aprile, di una ripresa di cui non si sa ancora nulla, di danni che non sono ancora stati calcolati. Parlano fra di loro senza confrontarsi con i propri dipendenti. Questo è l’ultimo dei problemi nell’Assemblea di Lega in programma domani. Non sono così ottimista che ci si riesca ad allineare alla situazione del Paese”.

Parole a cui si sono aggiunte anche quelle di Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Aic, intervistato da Il Mattino: “Siamo in un momento difficilissimo e la presmesse deve essere sempre la stessa, ragionare tutti assieme, senza are inutile demagogia, affidandoci alle direttive dei medici. È per questo che abbiamo aperto un tavolo permanente con tutte le componenti del calcio”.

“Stipendi? La nostra posizione, condivisa con la Lega Serie A, è quella che bisogna smetterla con la demagogia. Fino a quando non sapremo la data di ritorno alle competizioni, parlare di questioni economiche è fuorviante. Serve responsabilità. Stiamo valutando i danni subiti dal sistema calcio. Stiamo solo lavorando per far trovare il calcio pronto quando sarà possibile far tornare a parlare il campo. Gli stipendi non sono un problema ora”, ha concluso Calcagno.

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2 COMMENTI

  1. Certo perchè parlare di stipendi? Tanto pagano i tifosi…

    Ha ragione nel dire che non bisogna parlarne perchè il taglio stipendi e la restituzione ai tifosi degli abbonamenti per lo stadio e per le TV doveva partire in automatico

  2. […] L’AIC del presidente Tommasi intanto prende tempo, per provare a capire quale sarà il danno effettivo. La Lega confida invece nel buon senso di tutti, sapendo che ciascuna parte in causa dovrà pagare qualcosa. In ogni caso – conclude il “Corriere” – su un argomento così delicato e potenzialmente esplosivo servirà l’intervento del governo. […]

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