Il massimo campionato di calcio spagnolo è alle strette. Il Covid-19 sta minando la stabilità economica di diversi club che hanno iniziato a fare ricorso al sistema Erte, la cassa straordinaria integrativa. Delle 20 squadre militanti nella Liga, ben 17 stanno in queste ore avviando l’iter per ottenere dallo Stato la compartecipazione al pagamento degli stipendi dei propri calciatori.
Tra questi, anche il Barcellona, attualmente in testa alla classifica con 2 punti di vantaggio sugli eterni rivale del Real Madrid dopo 27 turni disputati. Il “no” di Messi & Co. all’auto decurtazione di parte del salario ha spinto il presidente Bartomeu a chiedere l’aiuto del Governo. Una decisione che, se dal punto di vista strettamente finanziario, può essere condivisibile, stride molto con il tanto abbracciato orgoglio catalano che ha portato spesso il club blaugrana a schierarsi apertamente con gli indipendentisti.
Proprio da un altro club con dichiarate ambizioni separatiste, l’Athletic Bilbao (società che fin dalla fondazione, per statuto, tessera solo giocatori di origini basche o nati nell’Euskal Herria oppure cresciuti nei settori giovanili di squadre della regione), arriva una decisione diametralmente opposta. “Niente aiuti da Madrid – dichiarano i vertici della società – il nostro club ha un bilancio sano e in attivo. Ce la facciamo da soli”.
Sulla stessa linea, anche il ricchissimo Real Madrid e il piccolo Eibar. Fondato nel 1940, il club del presidente Gorostiza gioca in uno stadio di appena 7083 posti ed è approdato in Liga per la prima volta solo nella stagione 2013/2014. Con sede nell’omonima città situata nei paesi baschi, l’Eibar è anche la prima società calcistica d’Europa ad aver ottenuto la certificazione di qualità UNE-EN-ISO 9001.