(Photo by ISABEL INFANTES/AFP via Getty Images)

Prosegue in Inghilterra lo scontro tra i calciatori e le leghe calcistiche per quanto riguarda il taglio degli stipendi. Come riporta “La Gazzetta dello Sport”, attualmente c’è molta confusione sulla questione delle decurtazioni richieste ai giocatori della Premier League.

Dopo le prese di posizione sbrigative di alcuni componenti del governo, la lega inglese ha rilanciato la proposta nella riunione di venerdì, in cui, oltre a sostenere il piano delle decurtazioni del 30%, sono state messe a disposizioni risorse ai campionati minori e al servizio sanitario nazionale, rispettivamente per 125 e 20 milioni di sterline.

Proprio quest’ ultima misura è stata argomento di scontro nel summit “Premier-Professional Footballers’ Association” di sabato, in cui i calciatori hanno rinfacciato ai club di aver dato le briciole al SSN. Ma il vero contrasto si è sviluppato sul tema del 30% delle riduzioni.

I giocatori sostengono che questa procedura si tramuta, in realtà in una concessione ai club e in un mancato introito per il fisco inglese, con una perdita secca di 200 milioni di sterline. I calciatori sono disposti ad accettare i sacrifici, ma vogliono destinarli espressamente al servizio sanitario nazionale.

La posizione della Premier viaggia invece verso un’altra direzione perché, di fronte a possibili perdite per 1,290 miliardi di euro nel caso in cui i campionati non dovessero ripartire, il taglio salariale richiesto permetterebbe almeno di dimezzare il danno. Oggi è previsto un nuovo confronto tra le parti, per provare a raggiungere un punto d’incontro.

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