“È una decisione molto difficile da prendere, non mi sembra che ci siano le condizioni per un rischio zero, ma nessuno attività che riprenda è a rischio zero”. Lo ha detto il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza nel punto stampa all’Iss sull’andamento epidemiologico.
“Durante il lockdown è impensabile riprendere alcune attività, è logico. Far ripartire il calcio dopo la fine del lockdown è una decisione politica. Dal punto di vista tecnico il calcio come altri sport implica un contatto diretto, quindi la necessità di controlli molto stretti su un numero di persone relativamente ampio, anche se non si discute che si gioca a porte chiuse”, ha proseguito.
“Ma attorno ai 22 calciatori ci sono 200 persone circa, i controlli sarebbero in carico delle squadre da quello che ho capito, a scadenze molto strette. Non ho letto il protocollo Figc, non posso dare una opinione in merito, ho solo sentito parlare di un tampone ogni quattro giorni o qualcosa del genere. I giocatori dovrebbero stare isolati rispetto alla comunità e alla famiglia, tutta una serie di norme per ridurre al minimo il rischio di contagio”.
“È una decisione molto difficile da prendere, non mi sembra che ci siano le condizioni per un rischio zero, ma nessuno attività che riprenda è a rischio zero. In questo caso il distanziamento sociale mi sembra scarsamente applicabile, certo il rischio non è zero. Facendo una analisi dei costi e dei benefici si possono prendere decisioni, ma non sta a noi decidere”.
“Il Comitato Tecnico Scientifico non ha affrontato ancora problema, è un tema che verrà affrontato quando ci sarà posto”, ha aggiunto Silvio Brusaferro, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità.