La Premier naviga ancora in alto mare e la burrasca non sembra placarsi. Il campionato inglese infatti non sembra ancora pronto per ripartire e in Gran Bretagna la curva del Coronavirus non rallenta. Per il ritorno in campo ci sono ancora diversi nodi da sciogliere, spiega la Gazzetta dello Sport.
La prima questione da risolvere è quella di decidere dove si giocherà in caso di ripresa. Dopo un incontro Premier-polizia avvenuto lunedì sera, sembra si sia giunti a una soluzione con le squadre giocheranno nei loro stadi, abbandonando l’idea dei campi neutri. I club realizzano così il loro desiderio di disputare i match nei propri impianti, occupandosi della sicurezza e dei costi complessivi.
La preoccupazione delle autorità e delle forze dell’ordine è che possano verificarsi raduni di tifosi all’esterno degli stadi. Le squadre hanno garantito che adotteranno una strategy per evitare le concentrazione dei fans attraverso le “no-go zone”, ovvero le zone proibite.
Il nodo più intricato resta quello dei giocatori e per questo punto sarà importante la riunione di oggi Premier-capitani. Dopo il pronunciamento di Sergio Aguero, il primo ad esprimere i timori sulla ripresa del campionato, c’è stata una cascata di commenti a sostegno delle preoccupazioni manifestate dal centravanti del Manchester City.
Un suo compagno di squadra, Raheem Sterling, ha scosso le coscienze: «Non sono preoccupato, ma ho forti riserve. Ho amici che hanno perso la nonna e anche nella mia famiglia qualcuno è andato via per sempre. Bisogna avere buon senso». Ancora più forti le affermazioni di Danny Rose, difensore del Newcastle. «Il governo vuole far ripartire il football per il morale della nazione, ma non mi interessa un caz.. del morale della nazione. Le persone rischiano. Il ritorno del calcio non dovrebbe essere preso in considerazione fino a quando i numeri non saranno scesi in modo sensibile».