Giampaolo Pozzo (Photo by Roberto Serra/Getty Images)

Giampaolo Pozzo, patron dell’Udinese, è stato intervistato da La Repubblica a proposito della ripartenza della Serie A. Pozzo è tra coloro che non vuole riprendere, «perché bisogna usare il buon senso. Io non dico che non si debba ricominciare il campionato, ma che lo si deve fare in sicurezza».

«Il punto non è il protocollo in sé – spiega Pozzo –, ma il fatto che siamo quasi a fine maggio e che le forzature non servono a niente. Mi passi il paragone, ma è come se si volessero fare diventare di 12 ore le giornate, che ne hanno 24. Un calendario come quello ipotizzato non è applicabile: si rischiano soltanto infortuni a catena».

Partendo a giugno inoltrato, non si riuscirebbe però a concludere la stagione entro il 2 agosto: «Appunto. Bisogna trovare soluzioni diverse. Una può essere quella dei playoff e dei playout. In ogni caso la UEFA aveva indicato il 2 agosto come data limite per potere giocare le coppe e si può anche ragionare con la UEFA di questo».

Sul rischio di compromettere la prossima stagione: «Io sono di questo parere: per finire questa, facciamo tutti i compromessi possibili, a cominciare dalle porte chiuse. Ma non mettiamo a repentaglio il resto. E se la prossima stagione non si potrà giocare con gli stadi aperti, lasciamo perdere. Abbiamo già aspettato oltre due mesi, non saranno due mesi in più a cambiare la sostanza».

Pozzo muove poi una critica: «Il trionfalismo sulla Bundesliga mi pare fuori luogo. Gli stadi vuoti in diretta tv sono una tristezza e le scene dei calciatori frenati in tutto, a cominciare dalle manifestazioni di entusiasmo. La ripartenza è stata importante, per carità, ma è anche una forzatura. Si sono presi grandi responsabilità, lo può confermare anche il preparatore atletico più inesperto».

Il riferimento è proprio agli infortuni nel campionato tedesco: «Sei infortuni nella prima giornata, oltre a quelli che altre squadre, come il Borussia Dortmund, avevano già accumulato durante l’inizio degli allenamenti. C’ è anche un precedente vistoso: quando ci fu lo sciopero della Nfl, il campionato americano di football, e ai giocatori fu proibito di allenarsi, la percentuale di infortuni seri al rientro in attività fu altissima».

Chiusura dedicata alla responsabilità dei medici: «Lo ripeto: medici sociali e dirigenti hanno responsabilità penali, ad esempio anche per i contagi indiretti. Siccome noi vogliamo rispettare la legge, vogliamo anche chiarezza. Vogliamo tornare a giocare, ma non a qualsiasi costo e non per forza subito. Cerchiamo anche altre soluzioni».

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