Il Consiglio federale di ieri ha scatenato non poche polemiche tra i calciatori. In particolare, i giocatori hanno votato contro nella parte che riguarda le iscrizioni ai campionati e la norma che dice che le società potranno iscriversi anche senza pagare gli emolumenti di marzo e aprile.
In sostanza le norme del governo, fa notare l’AIC, consentono ai club di pagare il netto e non il lordo; in caso di contenzioso (con molti club che non sono intenzionati a pagare marzo e aprile per il lockdown), per l’iscrizione ai prossimi campionati basterebbe di fatto pagare solo il netto di maggio, perché i controlli per le iscrizioni si riferiscono solo agli stipendi fino al 31 maggio e per quelli successivi il termine di controllo è spostato in avanti, a metà ottobre.
Per il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, è uno scandalo: «Sapete che cosa significa? Che siamo stati in campo fino al 15 marzo, che i calciatori hanno lavorato con il preparatore atletico per tutto il lockdown e ora tu puoi pure non retribuirli. E se fanno causa danno pure la possibilità al club di non pagarli fino ad agosto».
«Sono deluso e preoccupato. Si prendono delle decisioni con mascherine e call conference – ha aggiunto –, e poi si mandano in campo gli altri. Cioè i calciatori. Ed ecco come sono ripagati. Gli imprenditori del calcio chiedono i soldi a tutti per non pagare i calciatori…E noi dovremmo essere contenti? Domani ci vedremo, analizzeremo la situazione. Sono veramente deluso e preoccupato per come vanno le cose in questa Federazione e in questo calcio», ha sottolineto.
Gli fa eco il vicepresidente AIC Umberto Calcagno che ai microfoni dell’ANSA ha così commentato: «Siamo sorpresi e fortemente delusi dalle nuove norme per le iscrizioni che consentono ai club, dalla A alla C, di pagare un solo mese di stipendio, e per di più al netto, di qui alla fine del campionato. Un comportamento assurdo e una norma irricevibile che non abbiamo votato né noi, né gli allenatori. Valuteremo con i calciatori, ma per la B e la C siamo seriamente preoccupati: questa è la volta che qualcuno protesta davvero».
«Il combinato delle agevolazioni dello Stato degli eventuali contenziosi e dei controlli ritardati comporterebbe in sostanza questo: che i giocatori si sono allenati a marzo, hanno fatto il lockdown a casa seguendo i programmi dei preparatori, tornano ad allenarsi, giocano fino al 20 agosto, e il rischio concreto è che in cinque mesi e mezzo prendano solo uno stipendio».