L’Nba ha scelto Disney World per concludere il suo 2019-20. Il regno delle fiabe è la location scelta dai dirigenti della National Basketball Association per portare a termine la regular season e i playoff. Una struttura privata in cui rinchiudersi in tutta sicurezza, di proprietà di un partner storico della lega americana di basket, in uno stato, la Florida, in cui il coronavirus sembra quasi storia del passato, come scrive la Gazzetta dello Sport.
Le squadre si riuniranno tutte a Orlando da fine luglio per concludere la stagione interrotta lo scorso 11 marzo, prendendosi il tempo necessario per arrivare all’incoronazione di un campione. Le sfide si giocheranno sul parquet dell’Espn Wide World of Sports Complex, uno dei tanti “mondi” del resort firmato Disney. All’interno del parco dedicato allo sport ci sono due arene già pronte per il basket: l’HP Field House, che ha una capienza di 5000 spettatori, e il Visa Center. La prima struttura potrebbe trasformarsi nell’arena principale, quella dove far disputare ad esempio le Finals, col Visa Center struttura secondaria al cui interno possono starci fino a sei campi da basket. Entrambe le strutture sono già attrezzate per la trasmissione in diretta tv.
All’interno dell’Espn Wide World of Sports Complex, poi, ci sono strutture già pronte per diventare palestre, sale massaggi o sale interviste. Una situazione perfetta quindi, sia se la Association deciderà di coinvolgere nella ripresa tutte le sue 30 squadre, sia se preferirà ripartire dai playoff, riducendo quindi a 16 i team coinvolti. Anche gli alloggi sono a portata di passeggiata: due resort collegati, possono offrire insieme circa 4900 stanze d’ albergo.
Una collaborazione tra la Nba e Disney che ha favorito la scelta di utilizzare la location del colosso dell’animazione. La casa di Topolino è proprietaria di Espn, il network sportivo che contribuisce ai 2.5 miliardi di euro all’anno che la lega incassa dai soli diritti tv Usa.
L’Nba a Disney World intende giocare all’interno di una bolla di sicurezza dentro la quale far entrare solo giocatori, staff tecnici e addetti ai lavori. I protocolli di sicurezza sono ancora allo studio, ma l’idea è quella di farvi entrare i giocatori dopo un periodo di quarantena, di testarli prima di ogni partita, probabilmente ogni giorno, ma di consentire loro di muoversi liberamente all’interno dell’area di sicurezza.
E in caso di positività? L’idea è quella di andare avanti comunque, se un atleta venisse trovato positivo verrebbe isolato e il suo caso trattato come un infortunio, con la sola differenza di sottoporre ad esami anche tutti i suoi compagni.