Il Decreto Liquidità è legge. Il Senato ha confermato la fiducia al governo e ha approvato in via definitiva il testo del decreto con i correttivi che erano stati apportati dalla Camera.
Il testo è stato approvato definitivamente a Palazzo Madama con 156 voti a favore e 119 contrari. Varato dopo il Cura Italia e prima del Decreto Rilancio, il Decreto Liquidità fa parte del ventaglio di interventi d’emergenza messi in campo dal governo per attutire l’impatto dell’epidemia di Covid-19 sull’economia.
Il testo uscito dalla Camera è stato approvato senza modifiche da parte del Senato e presenta sostanziali novità rispetto a quello “originario”, soprattutto in tema di prestiti alle imprese garantiti dallo Stato.
Il Decreto Liquidità è legge: le novità sui prestiti garantiti
La soglia dei prestiti con garanzia statale al 100% sale dai 25 ai 30 mila euro. Si allungano inoltre da da 6 a 10 anni i tempi per la restituzione del finanziamento.
I prestiti di importi superiori, fino a 800 mila euro, con garanzia pubblica fino all’80% e quella di Confidi per arrivare al 100%, potranno invece essere restituiti in 30 anni.
Si estende inoltre alle società a partecipazione pubblica la garanzia statale del Fondo di garanzia per le Pmi per i prestiti fino a 5 milioni finora prevista per le imprese private con non più di 499 dipendenti.
Il Decreto Liquidità è legge: estesa l’autocertificazione sui prestiti
Per velocizzare le procedure di finanziamento con garanzia pubblica alle aziende in difficoltà, l’istruttoria della banca viene sostituita da un’autocertificazione.
Le imprese possono ora presentare un’autocertificazione, estesa anche per gli importi oltre i 25 mila euro.
Un’altra modifica prevede che la garanzia di Stato possa essere concessa anche a imprenditori che, in passato, abbiano avuto problemi con il pagamento dei mutui.
Il Decreto Liquidità è legge: stop alle segnalazioni in Centrale rischi
L’attivazione di un prestito accompagnato dalla garanzia pubblica determina per il beneficiario anche la sospensione delle segnalazioni alla Centrale rischi fino al 30 settembre 2020.