Intervista Aurelio de Laurentiis – Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, dove ha parlato del club partenopeo, ma in generale anche del sistema calcio italiano e della questione diritti tv.
«Il Napoli rappresenta 16 anni della mia vita. Non ho mai pensato di venderlo. Ho ricevuto tre offerte, una da 700 milioni, una da 800 e l’altro ieri si è palesato uno che però non ha fatto cifre. Nel 2004 produssi il mio ultimo film americano, Sky Captain and the World of Tomorrow, con Jude Law, Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie e Laurence Olivier, che ricreammo al computer: non fu un grande successo ma guadagnai 90 milioni di dollari. Se avessi proseguito oggi mi ritroverei con 3, 4 billions. Ho messo il calcio davanti a tutto. Certo, mi sono infilato in un mondo dominato da prenditori più che da imprenditori».
Poi, una freccia scoccata verso il sistema: «Mi riferisco alla Lega, al sistema Paese. Decine di riunioni per non decidere nulla! Ho detto a Paolo (Dal Pino, ndr): “Visto che la pandemia ci ha fatto scoprire le video-assemblee in conference call, mi spieghi perché io non dovrei confrontarmi direttamente con gli azionisti, con chi i soldi ce li mette? Meno incontri, ma più efficaci e risolutivi. Perché posso parlare con Agnelli e non con gli altri? Perché posso discutere con Lotito e non con gli altri? Perché Zhang non torna dalla Cina? Ci ritroviamo continuamente con gente che moltiplica i rinvii perché deve riferire all’azionista: ma al di là di questo, manca in generale una visione industriale del calcio. Si pensa soltanto ai diritti televisivi».
Proprio su questo tema lancia una proposta provocatoria: «Noi dovremmo cominciare a produrre le partite indipendentemente e autonomamente e licenziarle a Netflix, Amazon, Tim, Disney Plus, Sky eccetera, lasciando loro il 5% della raccolta e mettendo gli abbonamenti a 300 euro l’anno. Quello delle pay è diventato un mondo di piagnoni che non hanno una visione del futuro. Io a 71 anni mi sento ancora giovanissimo perché sono proiettato verso un mondo di contenuti in continua trasformazione».
«Servirebbe una riforma del sistema calcio, perché i 37 milioni di tifosi potrebbero costituire il partito più importante d’Italia. Gravina è un grand’uomo, coraggioso, acculturato, ha una coscienza cristallina, è un dirigente responsabile e in grado di avviare la riforma del calcio. La C deve diventare sempre più come la D, non è più sostenibile, in C si perdono milioni che finiscono nella spazzatura. Le dieci puntate di “The Last Dance” ci hanno mostrato il valore del sistema Nba che produce spettacolo, passione, fidelizzazione. E ricchezza. Sessantacinquemila spettatori in un palazzetto, ve lo immaginate? Un’energia indescrivibile», ha aggiunto.
In chiusura De Laurentiis lancia la proposta di una lega proprio in stile NBA: «Perché non istituire un Élite del calcio con 10-12 squadre? Con garanzie bancarie inattaccabili, senza promozioni, né retrocessioni, per dare potenza e sviluppo alle partecipanti. Calendario più snello, eventi di alto livello, azzeramento delle partite prive di appeal. Ci si dimentica spesso che nel ’96, sotto il governo Prodi, Veltroni trasformò i club in società per azioni con scopo di lucro, il Fair Play Finanziario di Platini ha fatto il resto interessando solo pochissime realtà. La Lega calcio è tenuta in piedi da 7 società, le altre 13 fanno contorno, ma hanno diritto di voto e molto spesso condizionano lo sviluppo di una forte e imprescindibile vision».