ANALISI A CURA DI GIULIO MARTINA
Cosa spinge uno stato mediorientale ad investire ingenti somme di denaro nel mondo del calcio?
L’immaginario collettivo pensa al City Football Group (CFG) come una serie di società calcistiche sparse in giro per il mondo con una proprietà comune molto facoltosa. In realtà si tratta della holding di intrattenimento basata sul calcio più importante del mondo. L’attività caratteristica è sicuramente quella sportiva ma, come già detto, si sta parlando di un’azienda di intrattenimento il cui scopo finale non è da ricercare nella sola conquista di trofei.
La mission del gruppo è quella di creare comunità calcistiche connesse tra loro a livello globale. Dalla prima squadra al settore giovanile fino ad arrivare al calcio femminile, possiede e controlla società in 4 continenti. Sviluppo di giovani talenti e corpose politiche di fan engagement supportano la struttura calcio City.
Per spiegare il reale funzionamento di questa piattaforma internazionale è doveroso partire dalla cronistoria del gruppo iniziata nel 2008.
CITY FOOTBALL GROUP, LA STORIA DEL GRUPPO
Dall’acquisto del Manchester City al primo trofeo (2008-2011)
Estate 2008. Abu Dhabi United Group (ADUG), società di investimento di proprietà dello Sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, acquista il Manchester City dall’imprenditore thailandese Shinawatra che aveva acquisito il controllo del Club inglese appena un anno prima, per poi essere costretto alla cessione per scandali politici in Thailandia
Formalizzato l’acquisto della Società, a pochi giorni dalla fine del mercato, la nuova proprietà mette a segno il primo colpo: dal Real Madrid arriva Robinho per 32,5 milioni di sterline, il giocatore più pagato nella storia del City fino a quel momento.
Maggio 2011. Arriva il primo trofeo della storia del gruppo. La vittoria della FA Cup in finale contro lo Stoke City mette fine ad un periodo di 35 anni senza successi per il Manchester City.
Le partnership commerciali e le prime acquisizioni (2011-2014)
Fine 2011. Viene definita la prima sponsorizzazione lungo termine del Club. Si tratta di Etihad Airways, compagnia aerea di bandiera degli Emirati Arabi che firma un accordo di 10 anni come sponsor di maglia e detentore dei diritti di denominazione dello stadio.
Maggio 2012. Conquista della Premier League, sotto la guida di Roberto Mancini, a distanza di 44 anni dalla precedente.
2013. Il gruppo fonda il New York City FC, prima franchigia controllata dalla holding, che verrà ammessa nella MLS dal 2015.
2014. Seconda acquisizione, questa volta in Australia. Per 12 milioni di dollari viene rilevato il Melbourne Heart, poi rinominato in Melbourne City.
Nel corso dell’anno viene formalizzata la prima partnership globale con il marchio Nissan che diventa l’auto ufficiale del gruppo. Contestualmente la holding entra in possesso del 20 % dei giapponesi del Yokohama F. Marinos, società calcistica di proprietà della stessa Nissan.
Dal rinnovamento delle strutture all’entrata di capitali cinesi (2015-2016)
Durante la stagione 2014-2015 vengono edificati i nuovi centri sportivi di Manchester e Melbourne. Le City Football Academy sono strutture proiettate al futuro: il centro inglese si espande su 320.000 metri quadri ospitando tutte le strutture delle squadre maschili, femminili e giovanili oltre a contenere gli uffici dell’Headquarter aziendale.
Dalla stagione 2015/2016 il Manchester City disputa le sue partite nel rinnovato Etihad Stadium, la cui capienza è stata aumentata a 55.000 posti.
Fine 2015. China Media Capital (CMC), società di investimenti cinese legata al settore entertainment, rileva il 13% del City Football Group per 485 milioni di dollari. La valutazione totale del gruppo si attesta quindi a 3 miliardi di dollari, facendone così la società calcistica di maggior valore al mondo.
Con i nuovi interessi cinesi all’interno del CFG, nel 2019 verrà assunto il controllo della formazione di terza divisione cinese del Sichuan Jiuniu, con sede a Chengdu.
L’era Guardiola e l’espansione internazionale (2016-attuale)
Nel 2016 iniziano a vedersi i primi successi sportivi delle varie realtà del gruppo. Dalla vittoria della squadra femminile del Manchester in Women’s Champions League, ai primi successi del Melbourne City la proprietà vuole alzare l’asticella anche per quanto riguarda la squadra di punta del gruppo, il Manchester.
Dalla stagione 2016-2017 l’allenatore del Manchester City è Pep Guardiola. Dopo le discrete annate sotto la guida di Mancini e Pellegrini, l’ingaggio del catalano ha lo scopo di raggiungere risultati importanti anche a giustificare gli onerosi investimenti per la rosa.
2017. Il CFG sbarca in Sud America acquisendo il Club Atletico Torque, club di Montevideo in Uruguay, che centrerà nella prima stagione la promozione in Prima divisione.
Agosto 2017. Viene assunto il controllo del 44,3 % della società spagnola del Girona, appena promossa in Liga. Diventa così la prima controllata dal gruppo in Europa al dì fuori di Manchester.
Maggio 2018. Conquista della Premier League con l’eccezionale quota di 100 punti conquistati.
Maggio 2019. Con la vittoria della Premier League, il Manchester City di Pep Guardiola completa il cosiddetto Treble domestico avendo conquistato anche Fa Cup e Coppa di Lega nella stessa stagione. Una grande stagione quella 2018 – 2019 iniziata con la vittoria del Commuity Shield.
Fine 2019. Silver Lake & Partners, società californiana specializzata in investimenti di larga scala, versa una somma di 500 milioni di dollari per acquisire il 10% del gruppo.
Nello stesso periodo il CFG sbarca in India rilevando il 65% del Mumbai City, squadra della Indian Super League.
Inizio 2020. L’impero della holding City inserisce il nono Club in portafoglio. Si tratta del Lommel Sk, attualmente impegnato nel campionato di seconda divisione belga.
CITY FOOTBALL GROUP, IL FRANCHISE CITY: LE 9 SQUADRE
Il CFG ha sviluppato una rete di squadre di proprietà, controllate, partecipate e affiliate che gli hanno permesso di creare un network calcistico globale comprendente anche le rispettive formazioni femminili e giovanili.
Manchester City
La storia degli Sky Blues fino al 2008, anno di entrata della proprietà degli Emirati, non era stata esaltante. Dopo un buon periodo negli anni ’60 con alcuni trofei, sono seguite salite e discese di categoria, con l’ultima stagione in Championship datata 2001–2002. Niente a che spartire con il glorioso United, che ha dominato la città per un secolo.
La trasformazione del Manchester City in uno dei Club più importanti d’Europa è avvenuta in varie fasi, sulla spinta degli investimenti da Abu Dhabi finiti poi sotto la lente dell’Uefa (come approfondiremo in seguito). Quella iniziale che si può definire “era Mancini” ha visto un’iniezione di capitali importante per rendere il City una squadra competitiva per la Premier League. Con il passare delle stagioni è arrivata la consapevolezza che comprare solamente giocatori già pronti non sarà sostenibile sul lungo termine. Complice l’introduzione del Fair Play Finanziario del 2012, la società ha dato il via alla costruzione dell’enorme Academy con annesso stadium da 7.000 posti.
L’arrivo del ex CEO del Barcellona Ferran Soriano ha portato un’ottica diversa riguardo ai giovani. Traslando i concetti della Masia catalana nell’Academy inglese a partire dall’era Pellegrini e poi con maggior forza con l’arrivo di Guardiola, la squadra ha avuto un approccio diverso, lanciando numerosi prospetti di talento. Nel triennio 2016-2018 le plusvalenze date da giocatori del vivaio sono state intorno ai 100 milioni di euro. Giocatori del calibro di Iheanacho (25 milioni spesi dal Leicester City), Unal (14 milioni) o il più quotato Sancho passato al Borussia Dortmund per 7 milioni (ora ne vale 117). Anche l’Udinese pescò dal vivaio City con l’acquisto di Fofana pagato 3,5 milioni di euro. Nelle ultime stagioni ha trovato molto spazio in prima squadra Phil Foden, giocatore di livello assoluto e lanciato da Guardiola ad appena 17 anni.
New York City e Melbourne City
Il New York City viene fondato con un investimento complessivo di 100 milioni di dollari, con la partnership della squadra di baseball dei New York Yankees, tuttora detentori del 20% della società. Prima squadra del territorio cittadino di New York, rivale del Club di proprietà Red Bull che ha sede nell’area metropolitana. Dal momento della fondazione ha richiamato l’interesse degli americani con 20.000 abbonati nella prima stagione e una media spettatori di 29.000.
Il CFG ha lanciato il progetto in grande stile. David Villa, Frankie Lampard e Andrea Pirlo come giocatori immagine del nuovo Team. Con la MLS sempre più competitiva i piani del City erano quelli di edificare un nuovo impianto in città ma per il momento le autorità locali rimangono riluttanti.
La formazione australiana del City con sede a Melbourne è stata fin da subito pensata come un’incubatrice di talenti. Senza ricorrere a vecchie glorie del calcio europeo, la volontà è quella di raggiungere risultati attraverso il gioco e coinvolgere la comunità locale nel contesto del gruppo.
Controllate e Affiliate
La partnership con Nissan, oltre alla sponsorizzazione, ha portato l’impianto gestionale del CFG alla squadra giapponese del Yohoama F. Marinos. Questo significa trasferimento dei metodi di allenamento, cure mediche, scienza sportiva, team management e coaching know-how. Come in un classico modello di franchising.
L’espansione in Sud America del City è stata fortemente voluta dalla direzione sportiva del gruppo. Il Montevideo City Torque (rinominato nel 2020) servirà come piattaforma di sviluppo dei giovani calciatori sudamericani e come sede scouting del CFG.
L’acquisto di una quota importante del Girona FC è stata da alcuni indicata come una volontà del tecnico Guardiola di avere una presenza nel calcio spagnolo. Attraverso l’Academy l’intento societario è quello di mantenere la squadra in maniera permanente in Liga.
Durante la visita del presidente cinese Xi Jinping in Inghilterra, avvenuta nel 2017, è stato comunicato l’ingresso nella holding del Sichuan Jiuniu, formazione con sede a Chengdu. Se Pechino è la capitale politica cinese e Shanghai quella economica, Chengdu si può definire come la capitale culturale del paese asiatico. Rappresenta quindi un mercato importante per gli investitori come China Media Capital, azionista del gruppo City dal 2015 e UBTECH, azienda di servizi digitali, entrambe partecipi all’operazione di acquisto.
Il Mumbai City Fc, di cui il gruppo detiene una quota di maggioranza, ha sede nell’Andheri Sports Complex, uno dei più grandi centri sportivi indiani. L’India con i suoi 1,3 miliardi di abitanti (di cui 20 milioni nell’area metropolitana di Mumbai) è uno dei paesi con le prospettive di sviluppo più elevate ed è un mercato non sottovalutabile per un’azienda di intrattenimento globale.
La nona e per il momento ultima compagine ad essersi unita al CFG si trova in Belgio. Si tratta del Lommel SK, militante nella seconda serie belga. Rinomato settore giovanile il Lommel potrebbe fungere da primo punto di approdo europeo per i giovani provenienti dalle “colonie” City.
Molto vicina l’acquisizione dei francesi del Nancy, formazione di Ligue 2. Le trattative sembravano al punto della definizione dei dettagli a marzo per poi essere rallentate dall’epidemia di Covid-19.
IL CONTESTO: ABU DHABI E GLI INVESTIMENTI ALL’ESTERO
Nazioni come Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sono note per essersi sviluppate negli ultimi decenni grazie alla vendita di petrolio e altri combustibili naturali presenti nei propri territori. Sono questi i più tipici rentier state, nazioni che amministrano rendite costanti derivanti da queste risorse naturali. Nel Caso degli Emirati, questa amministrazione viene svolta da singole famiglie che detengono il potere su base autocratica, disponendo della modalità di entrata e uscita dei patrimoni del paese.
Per mantenere stabilmente il comando politico dello stato, il governo non attua un sistema di tassazione per le attività nazionali. Per prevenire i futuri cali di produzione petrolifera servono flussi di cassa lungo termine. A partire dagli anni 2000, si è dato quindi inizio a una politica di investimenti internazionali in vari campi volti alla mitigazione del rischio finanziario. L’Abu Dhabi United Group Investment (ADUG) è una delle società di investimento della famiglia reale della capitale emiratina. Il gruppo, con a capo lo Sceicco Mansour, ha completato l’acquisto del Manchester City nel 2008 per 210 milioni di sterline, dando vita ad una serie di attività patrimoniali nella città di Manchester.

Il concetto di soft power
Il calcio è attualmente uno dei contesti di intrattenimento più importanti al mondo. Maggiore sport in Europa, è atteso nei prossimi anni come il più seguito a livello mondiale recuperando fette importanti di spettatori e fan in America, India e Asia dove sta avendo un tasso di sviluppo elevatissimo nelle ultime stagioni.
Gli esperti di politica internazionale sapranno certamente cosa si intende con l’espressione soft power.
Si tratta di un’attività con cui ad una nazione viene permesso di costruire e comunicare valori culturali, sociali, economici e politici in un mercato estero. Gli obiettivi di un investimento di questo genere da parte del paese investitore possono essere:
- Ottenere una reciproca volontà di redditività del suo investimento da parte della comunità locale coinvolgendola e non imponendo la sua presenza nel paese estero.
- Trasmettere personalità e valori per stabilire una sorta di legittimità e moralità dell’authority.
- Costruire l’immagine di una nazione, una piattaforma di linguaggio, generare fiducia nelle relazioni tra paesi.
La struttura del business
Il City Football group è composta da due società che gestiscono le due aree di interesse della holding: Global Football racchiude tutta la gestione sportiva e il know-how per il management dei club controllati. City Football Marketing si occupa dello sviluppo commerciale del brand e della moltitudine di campagne promozionali, locali e internazionali, del gruppo.
Abu Dhabi United Group, di proprietà dello sceicco Mansour, mantiene ad ora il 77% delle quote CFG. Vice Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, Mansour è anche membro del Supreme Petroleum Council e Vicepresidente di Mubadala. Quest’ultimo è il fondo di investimenti governativo del paese arabo e ha come obiettivo la diversificazione degli investimenti economici negli Emirati e all’estero.
China Media Capital (CMC) con il 13% conseguito nel 2015, è la seconda partecipante del gruppo davanti a Silver Lake & Partners con il 10%.
Gli investimenti sportivi della holding non si limitano al campo di gioco.
Gli Esports, fenomeno di successo inarrestabile di questo periodo, hanno visto un impegno notevole da parte del City. Le squadre di Manchester, New York e Melbourne hanno tutte la controparte digitale. La franchigia virtuale del New York City ha vinto la prima edizione della eChampions League, uno dei più importanti eventi Esport al mondo.
Negli Stati Uniti il CFG partecipa alla sport venture Sapphire Sport, con investitori provenienti da ogni lega sportiva americana. Il fondo investe in giovani aziende e start up operanti nel settore dell’innovazione digitale in campo sportivo.
Il gruppo è una fonte di contenuti internazionale e per questo ha attirato l’interesse di società di investimento già operanti nel settore dell’intrattenimento.
CMC, azienda del settore media cinese, opera nell’ambiente digitale e social media più vibrante al mondo, potendo contare sul potenziale miliardo e mezzo di abitanti della Cina.
Silver Lake and Partners, fondo d’investimento statunitense, partecipa a numerose società dell’intrattenimento digitale. Il portafoglio comprende Twitter, UFC (lega di arti marziali internazionale), Alibaba e Didi che è l’applicazione di traporti leader in Cina (rivale di Uber).
Amazon, altro colosso del digitale, ha lanciato lo scorso anno il documentario All or Nothing, un film sulla stagione 2017-2018 del Manchester City, molto apprezzato in tutto il mondo.
Partnership commerciali
Le sponsorizzazioni del gruppo hanno un aspetto più collaborativo rispetto alla classica promozione commerciale. Il CFG intende attirare partnership legate al brand creando un’economia di scala e sono già numerose le blue chip (società ad alta capitalizzazione azionaria) che sono entrate nell’universo City.
Etihad Airways fu la prima sponsorizzazione del marchio. La compagnia aerea degli Emirati vuole connettersi ai mercati strategici dove opera il gruppo, come ha fatto nel caso della città cinese di Chengdu (sede di una delle squadre controllate) dove la compagnia ha attivato nuovi collegamenti con l’aeroporto cittadino.
Puma ha sottoscritto un accordo di fornitura di materiale tecnico ai Club City (ad eccezione del New York City) costituendo così una partnership globale.
Nell’estate 2015 viene siglata una delle più importanti partnership internazionali del gruppo, con la multinazionale SAP. Accordo riguardante marketing e tecnologia, Sap diventa Cloud software provider del gruppo fornendo servizi informativi per la gestione aziendale dentro e fuori dal campo, tra cui le statistiche live in partita per lo staff tecnico e l’infrastruttura tecnologica rivolta ai fan.
Nissan ha costruito una sinergia mondiale con il CFG che si va ad agganciare con la sponsorizzazione della Uefa Champions League di questi anni. Il tutto ha garantito un aumento del 38% dell’intenzione di acquisto del marchio tra i consumatori.
Altri partner del gruppo sono Cisco, fornitore della infrastruttura digitale e connettività, Wix creatore di siti web che ha curato diversi portali personali dei calciatori del City, Nexen Tire primo sleeve sponsor della storia della Premier League e Hays recruitment partner del gruppo.
Una delle più interessanti sponsorizzazioni riguarda il settore gaming. Il videogioco ufficiale del gruppo è Fifa, sviluppato da Ea Sports, che rappresenta una piattaforma di sviluppo di brand e sponsor impressionante. Lo scorso anno Fifa 19 ha fatto registrare 246 milioni di maglie City virtuali indossate nel mondo.
CITY FOOTBALL GROUP, UNA DISNEY DEL CALCIO
Sono tante le somiglianze tra il modo di operare del City Football Group e il colosso dell’intrattenimento di Walt Disney.
I fattori distintivi e che hanno portato al successo il marchio Disney sono stati la distribuzione dei propri film in tutte le lingue del mondo, il merchandising incentrato sui personaggi e il format dei parchi tematici.
Il CFG emula alcune di queste pratiche gestendo un franchise mondiale riguardante il nome, gli sponsor, i kit di gioco e l’immagine del brand. Questo richiama maggiori entrate dalle sponsorizzazioni e una estesa rete di giocatori che in diversi casi risulta particolarmente fruttuosa. Basti pensare al caso di Aaron Mooy, giocatore cresciuto nel Melbourne City e ceduto in Premier all’Huddersfield Town per 10 milioni. La cifra è superiore a quella pagata dal gruppo per l’acquisto della società australiana pochi anni fa.
A livello concettuale, Disney e City sono simili a partire dalla tematizzazione: infondere ad un luogo o ad un oggetto un’idea particolare. I più famosi parchi divertimenti al mondo portano il nome di Disneyworld e allo stesso modo la creazione dei centri sportivi con stesso nome e caratteristiche, City Football Academy, richiamano questa idea. Il fatto che le squadre di Manchester, New York e Melbourne hanno lo stesso nome, lo stesso kit, gli stessi sponsor e addirittura in alcune occasioni abbiano condiviso i giocatori (è il caso di David Villa), vuole creare questa dimensione di unica comunità con un ideale forte e riconoscibile.
Il City muove gli investimenti in un determinato luogo a seconda delle opportunità economiche presenti. Ad esempio, la presenza a Mumbai ha delle motivazioni molto esterne al calcio: la città ospita le produzioni di Bollywood, che vengono viste da centinaia di milioni di Indiani e sono una forma di accesso alla visibilità nell’intero paese; inoltre la città è la capitale dell’industria tecnologica indiana, un settore primario per il gruppo in tutto il mondo
Il merchandising commercializzato nei Disney store di tutto il mondo hanno fatto la fortuna del colosso americano. Allo stesso modo il CFG promuove beni e servizi con immagini e loghi del Club, attività particolarmente efficace in Asia, dove le fan base dei grandi club europei si stanno costruendo con la presenza sul territorio, con tour estivi e appunto il merchandising.
Punto comune tra le due aziende è anche la visione riguardante il personale. I dipendenti non devono essere solo fornitori di servizi ma devono trasformarsi in intrattenitori, al fine di infondere emozioni e appartenenza al gruppo.
Queste sono le caratteristiche del fenomeno chiamato Disneyficazione, che ha ispirato il franchise del City Football Group e che lo avvicina più all’industria dell’intrattenimento piuttosto che a quella dello sport.

La membership Cityzens
Molto importanti per la holding sono i fans. Un’organizzazione globale deve operare sul territorio per affezionare i tifosi, cercando di mantenere le caratteristiche locali e l’autenticità del Club.
Tutti le più importanti società calcistiche hanno lanciato le proprie membership in questi anni. Queste sono una sorta di affiliazione sottoscrivibile dal tifoso in cambio di vantaggi e contenuti esclusivi della squadra del cuore. Spesso a pagamento, questi abbonamenti possono servire per accedere in anticipo alle vendite biglietti nei match di cartello, piuttosto che partecipare a concorsi per vincere merchandising ufficiale del team.
Il Manchester City ha lanciato nel 2014 la membership Cityzens al fine di rendere il tifoso City parte di una community esclusiva e riconoscibile, fatta di valori e marchio trasferiti dal merchandising allo stadio fino ai documentari e alle attività svolte nella Città di appartenenza dei vari Club. A corredo dell’affiliazione, i membri Cityzens possono, tra l’altro, votare i progetti di beneficienza a cui rivolgere i fondi dati dalla membership, tramite il Cityzens Giving, organismo no profit.
In aggiunta, è già da anni operativa l’iniziativa City in the Community, un programma per la comunità con attività legate a calcio, salute e disabilità per aumentare il coinvolgimento della città con la società.
UNA LEADERSHIP PROVENIENTE DA BARCELLONA
Se il City Football group ha il modello di business che vediamo oggi lo deve principalmente al CEO Ferran Soriano.
General Manager del Barcellona dal 2003 al 2008, rivoluzionò la concezione economica dei catalani. Il suo dogma prevede che un Club per essere vincente sul campo deve essere in grado di essere virtuoso anche sul profilo economico. In sintesi, una società deve generare ricavi. Durante il suo operato al Camp Nou sono arrivati giocatori del calibro di Ronaldinho e Messi, capaci da soli di diventare immagini globali del marchio.
Si occupò inoltre della negoziazione dei diritti tv che a quel tempo in Spagna veniva svolta autonomamente da ogni squadra. L’implementazione del merchandising e la visionaria partnership con UNICEF furono altri fattori di successo portati da Soriano con il Barcellona che raccolse i frutti anche sul campo di questa gestione, vincendo 4 Champions League dal 2006 in avanti.
Non riuscì però a convincere il management catalano a sviluppare la sua idea di franchising.
Nel 2012 entrato nel Manchester City ha trovato terreno fertile con la proprietà di Abu Dhabi, costruendo così la più grande rete calcistica al mondo.
Al City il manager spagnolo rivede il target cliente del brand alzando i prezzi dei biglietti e rivolgendosi al mercato internazionale con tour in Nord America e Asia.
Dal punto di vista sportivo la gestione è affidata a Tziki Begiristain, ex calciatore del Barcellona di cui fu anche Direttore sportivo dal 2003. Approda al City insieme a Soriano portando il concetto della “Cantera” nelle Academy poi sviluppate in tutto il mondo. Grande amico nonché ex compagno di Guardiola da giocatore, è stato il principale artefice dell’approdo a Manchester del tecnico spagnolo.
L’importanza di sviluppare talenti
Il franchise del gruppo costituisce una struttura ideale per lo scouting e lo sviluppo di giovani talenti. Le City Football Academy sviluppate nel mondo costituiscono infatti un hub per la ricerca talenti sul territorio. Uno dei mercati più interessanti da questo punto di vista è quello Sudamericano, con questo si spiega l’investimento nella compagine Uruguayana del Torque.
Il piano del CFG, per i giovani calciatori, prevede idealmente una crescita nell’Academy del Torque per poi affrontare un’esperienza nella MLS con il New York City, approdando ad un palcoscenico discretamente rilevante a livello calcistico.
Una volta ritenuto adatto per il calcio europeo può disputare una stagione in Liga tra le fila del Girona, un ambiente senza troppe pressioni ma molto provante. Successivamente le possibilità sono nel migliore dei casi il passaggio a Manchester oppure una cessione a Club esterno al gruppo con conseguente plusvalenza economica. Questo può in parte risolvere il problema ben noto in Italia e Inghilterra, dove a causa della mancanza delle seconde squadre nei grandi club, i giovani vengono ceduti in prestito a società esterne che non garantiscono l’impiego del giocatore in quanto non di proprietà.
CITY FOOTBALL GROUP, LE CRITICHE AL PROGETTO
Non sono mancate, tuttavie, le critiche e le problematiche nel corso degli anni. I rapporti tra il Manchester City e Abu Dhabi sono infatti finiti più volte nel mirino delle indagini dell’Uefa.
Il fatto che il gruppo sia stato sviluppato a partire dal 2012, anno di introduzione del Fair Play Finanziario ha portato a logici collegamenti. Le smisurate spese del Manchester City nei primi anni della presidenza Mansour non sarebbero state più in linea con le normative finanziarie introdotte dalla Uefa. La holding fornirebbe così una sorta di copertura delle spese del Manchester tramite i maggiori ricavi da sponsorizzazioni derivanti dagli accordi commerciali comprendenti tutte le squadre City.
Ufficialmente la maggiore sponsorizzazione deriva da Etihad Airways che immette 67,5 milioni di sterline all’anno. Un’indagine ha portato a scoprire la presunta provenienza del denaro, con la quota versata da Etihad che si limiterebbe a 8 milioni di sterline e i restanti 59,5 milioni sarebbero pagati dall’Abu Dhabi United Group (ADUG), società avente quota maggioritaria nel gruppo. La UEFA, pertanto, ha escluso il Manchester City dalle sue competizioni per due stagioni e ha multato gli inglesi con una sanzione di 30 milioni di sterline.
Le precedenti accuse sono state sempre smentite dal CFG, dichiarando che Etihad ha in atto un contratto decennale con il club e che non ci sono collegamenti tra la compagnia aerea e l’ADUG. Situazione analoga a quanto accaduto al PSG che tramite sponsorizzazioni mascherava il flusso di denaro proveniente direttamente dalla proprietà qatariota. Nei prossimi giorni, il Tas di Losanna deciderà sul ricorso del City contro la sentenza dell’Uefa: un passaggio fondamentale nella storia dei Citizens, con le accuse da parte della Federcalcio continentale che diventerebbero una sentenza certa.
Sono tante le pratiche al limite della regolarità nel gruppo. Nel 2014 il Manchester acquistò un calciatore del Melbourne City, Anthony Caceres, pagandone una cifra molto superiore al suo reale valore, per poi rimandare in prestito lo stesso alla squadra di provenienza. Un aggiustamento ai bilanci non esattamente regolare. Il campionato australiano ha in seguito vietato la pratica di acquisto e prestito mettendo un freno all’attività interna al gruppo.
In altri paesi come gli USA, l’arrivo della proprietà di Abu Dhabi non ha visto una grande coesione con le autorità locali. Il City ha da diversi anni in progetto la costruzione di un nuovo impianto per il New York City. La comunità locale non vede però di buon occhio gli investimenti di Abu Dhabi, considerato uno Stato con valori profondamente contrari agli ideali occidentali. Le politiche di discriminazione verso donne e gay a cui va ad aggiungersi l’ostilità verso Israele pongono un ostacolo ai rapporti tra CFG e comunità statunitensi. Il fatto di investire nello sport per migliorare la reputazione internazionale da parte di questi paesi è definito in inglese sport washing.
Ultima ma più nota critica riguarda il concetto stesso di vari club sotto un’unica proprietà. Grandi proteste sono da sempre manifestate in Germania, ad esempio, per il gruppo Red Bull proprietaria della squadra di Lipsia. Le tifoserie di buona parte della Bundesliga sono unite contro la squadra fondata nel 2009 sostenendo che sono gli interessi commerciali e di promozione del marchio gli unici interessi della proprietà a discapito del calcio. In realtà il gruppo Red Bull gestisce un network di squadre molto efficiente che comprende New York Red Bulls, Red Bull Salisburgo, le due squadre brasiliane Red Bull Brasil e Red Bull Bragantino e appunto il Lipsia. Le critiche a un franchise nel calcio riguardano la difficoltà di attrarre tifosi ad una squadra senza una storia e un’identità ma il caso del Lipsia conferma che i risultati sportivi sono il primo richiamo per i fan, avendo 40.000 spettatori medi allo stadio.
Le reti di club potrebbero diventare una realtà comune nel futuro del calcio. Inter e Suning avevano iniziato a studiare un progetto simile, anche se per ora riguarda solo i nerazzurri e il club in Cina. Anche l’Atletico Madrid ha iniziato il processo di affiliazioni: l’Atletico San Luis in Messico viene utilizzata per far crescere giovani del vivaio spagnolo. In passato ha avuto quote di minoranza del Lens in Francia e di un ulteriore club in India ma senza implementare poi i progetti.
Il via libera dato dalla UEFA alla partecipazione contemporanea di Lipsia e Salisburgo alle competizioni europee ha in pratica sdoganato la pratica del franchising nei più alti livelli del calcio.
CITY FOOTBALL GROUP, I FATTORI DEL SUCCESSO
- Lo sviluppo del talento: i giovani calciatori sono visti come assets per futuri ricavi sportivi ed economici. L’esempio più recente è Jack Harrison. Cresciuto a Manchester tra le file United, si trasferisce quattordicenne a New York. Due anni dopo entra nell’Academy del New York City riuscendo a sfondare in prima squadra. Portato in Inghilterra e mandato in prestito in Championship, la prossima stagione sembra possa essere quella dell’approdo al Manchester City.
- Il bel calcio: la rete calcistica ha come scopo finale quello di creare la migliore rosa possibile per la squadra di punta e cioè il Manchester. Il gioco insegnato nelle academy è propositivo e rivolto all’attacco, in modo da realizzare il miglior spettacolo possibile.
- Entertainment: parola d’ordine del gruppo. Ingaggiare tifosi e comunità con iniziative dentro e fuori dal campo.
- Digital: Cityzens e presenza del gruppo nei social media globali e tv.
- Franchising: modello replicato nel mondo sfruttando il know-how gestionale.
- Networks: sponsorizzazioni internazionali come quella con Nissan per sfruttare le opportunità economiche nei vari paesi.
- Attività immobiliari: la holding ha investito circa un miliardo di euro in alloggi abitativi, centri sanitari e scuole nella città di Manchester.
Un’intersezione di attività inserite nel contesto di sviluppo digitale internazionale.
Si può quindi definire il City Football Group come un’azienda di intrattenimento basata sul calcio avente lo scopo di garantire ritorni commerciali, economici, politici e diplomatici che hanno giustificato la misura degli investimenti provenienti da Abu Dhabi, tra le luci e le ombre di una gestione non sempre trasparente.