Prosegue il dibattito attorno alla pirateria audiovisiva e ai danni provocati dalle trasmissioni illegali di contenuti sportivi e di intrattenmento. L’analisi elaborata dalla società Ipsos per conto di Fapav, Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, mette nero su bianco tutti i motivi di preoccupazione.
Come riporta il Sole 24 Ore, il focus è sui contenuti audiovisivi: film, serie Tv, sport live. In particolare, il lockdown ha finito per fare da detonatore: la percentuale di pirati (fra gli over 15 anni) è aumentata, attestandosi in soli due mesi sul 40%, contro il 37% riferito a tutto il 2019, così come è quadruplicato, il numero di atti illeciti, passato da 69 milioni nel bimestre medio del 2019 a 243 milioni nel bimestre del 2020.
L’obbligo di restare in casa ha portato un 10% a commettere per la prima volta un atto di pirateria. Di questi circa il 5% tramite le Iptv illecite. In parallelo, crescono anche le sottoscrizioni, con un +8% di nuovi abbonati a piattaforme ufficiali on demand.
«Il periodo di lockdown ha rappresentato una circostanza eccezionale e sarà necessario proseguire con l’analisi dei dati per valutare come evolverà il fenomeno, a testimonianza del fatto che la pirateria continua a essere un serio problema per l’industria e che i numeri possono aumentare con facilità in situazioni particolari», commenta il segretario generale Fapav Federico Bagnoli Rossi.
Comunque, occorre massima attenzione, visto che «quando parliamo di Iptv illegali parliamo di un fenomeno che nasconde un’economia sommersa molto più ampia rispetto a quanto immaginabile».
Se dal periodo del Covid ci si sposta a tutto il 2019 il quadro mostra qualche risultato migliore (-28% di atti di pirateria) ma da parte di una popolazione (37% del totale over 15) che non arretra. I film sono piratati dall’84% di chi compie atti illeciti; seguono serie e fiction (63%) e programmi (46%). Per quanto riguarda lo sport, l’incidenza è cresciuta attestandosi al 10%, con forte aumento degli atti compiuti (+38%).
Secondo lo studio, il danno totale della pirateria supera gli 1,1 miliardi, con un impatto negativo in termini di PIL di quasi 500 milioni e mancati introiti per lo Stato di quasi 200 milioni. Per la sola industria audiovisiva il danno è stimabile in 591 milioni con oltre 96 milioni di fruizioni legali perse e quasi 6 mila posti di lavoro andati in fumo.