Quattro anni all’ex presidente Tommaso Ghirardi e sei anni all’ex ad Pietro Leonardi. Sono le condanne pronunciate dal tribunale di Parma per il crac del Parma calcio del 2015. La difesa di Ghirardi ha subito annunciato ricorso in appello.
Il pm aveva chiesto per entrambi la condanna di sei anni per bancarotta fraudolenta e altri reati patrimoniali. Inoltre erano state richieste pene minori, dai 4 anni e 6 mesi a 1 anno e 10 mesi, per gli altri 13 imputati, amministratori e sindaci in carica negli anni.
Come ricorda la Gazzetta dello Sport, il Parma fu dichiarato fallito il 13 marzo del 2015 dal Tribunale della città emiliana dopo la vicenda del passaggio della proprietà dallo stesso Tommaso Ghirardi al magnate albanese Rezart Taci e infine a Giampaolo Manenti. Quest’ultimo rimase coinvolto anche in una vicenda di carte di credito clonate proprio durante la sua breve permanenza al vertice del club crociato prima del crac.
Secondo la procura, la società era sull’orlo del baratro già nel luglio 2012, ma il Tribunale di Parma dichiarò fallito il club solo il 19 marzo 2015: i debiti ammontavano a 218 milioni di euro. Ma come si arrivò fino al 2015? Grazie a operazioni ingigantite e taroccamento di bilanci a partire dal 2010, con il Parma che arrivò a iscrivere a bilancio oltre 90 milioni di plusvalenze.