Stefano Pioli sarà l’allenatore del Milan anche per la prossima stagione. Il tecnico emiliano si è guadagnato la conferma grazie alle prestazioni della squadra nel post lockdown, allontanando così il fantasma di Rangnick che aleggiava su Milanello da diversi mesi, pronto a subentrare nella dirigenza rossonera e probabilmente anche sulla panchina di Pioli.
Pioli, intervistato dalla Repubblica si è mostrato soddisfatto: «I miei genitori mi hanno insegnato a dare il massimo a testa alta, senza guardare troppo avanti – dice il tecnico -. L’ad Gazidis e il fondo Elliott sono stati di parola: mi avevano detto che sarei stato giudicato alla fine. Boban e Maldini a novembre 2019 m chiesero di provarci: secondo loro la squadra poteva ottenere risultati migliori e un gioco convincente».
Sul campionato del Milan che ha cambiato decisamente rotta dopo il lockdown: «È limitativo. Nel 2020 solo l’Atalanta ha fatto più punti. Abbiamo perso solo il derby, dopo un grande primo tempo, e col Genoa, dopo le cose successe in settimana. Poi vincere contro chi ci stava davanti ci ha dato più spinta».
Gli ingredienti di questa cavalcata: «Posso dire che abbiamo usato serietà e buon senso. Giocatori liberi per le prime 2-3 settimane, con le famiglie. Poi lavori di gruppo al video, ricondizionamento fisico e al ritorno a Milanello carichi atletici progressivi. Ma soprattutto ci siamo concentrati sulle motivazioni: sapevamo di avere qualità, non sempre dimostrate».
Pioli parla poi di Zlatan Ibrahimovic, con il quale ha fin da subito instaurato un buon rapporto: «In una stagione non tutto fila liscio. Ma lui rende tutto facile. È sbagliato riferirsi all’età, è un professionista al 100%. Ha insegnato ai giovani la serietà, la competitività in ogni singolo allenamento. È il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Sono segnali fortissimi. Zlatan ha un grande rispetto dei ruoli. Tutti abbiamo imparato da lui. È l’esempio quotidiano di come si resta ad alto livello. Insegna a non accontentarsi mai». E sulla permanenza dello svedese in rossonero: «Lui ha alzato la competitività: per un passaggio sbagliato nel torello si infuria. Paolo, Gazidis, Massara, io, tutti siamo convinti che debba continuare con noi. Dalla trattativa economica è giusto che io resti fuori, ma siamo tutti consapevoli di quello che ha dato».
Un altro che è cresciuto molto è Frank Kessie: «Comunicare con la Costa d’Avorio durante il lockdown era difficile, ma io e lui abbiamo sempre mantenuto i contatti: può essere scattato qualcosa di diverso. Mi piace che abbia detto, a 24 anni, di sentirsi un veterano che deve dare l’esempio».
Senza però dimenticare gli altri che hanno contribuito al cambio di passo milanista: «Hernandez era al primo anno in Italia: si ritroverà il bagaglio che ha ampliato. Bennacer giocava per la prima volta in un grande club e Leao, col suo potenziale, dovrà dare per forza risultati superiori. E poi ci sono Rebic, Çalhanoglu, Romagnoli, Kjaer. Bastano pochi innesti mirati. Donnarumma? Lui, a 21 anni, nelle ultime partite era addirittura capitano. È già tra i primi 3-4 portieri al mondo e diventerà il migliore. Non immagino neanche il Milan senza di lui».
Argomento Champions, lontana dal 2014 per i rossoneri: «Il Milan deve tornarci. Però il gap col quarto posto è di 12 punti, non facile da colmare. Bisogna consolidare e migliorare il livello attuale, col bel gioco. Nessun obiettivo va scartato, puntiamo anche all’ Europa League: 3 settimane di vacanza e subito il massimo. La squadra giovane è un vantaggio, sappiamo già che cosa ci aspetta: abbiamo preparato bene 12 partite in 40 giorni».
Lettera ai milanisti per chiudere: «Cari tifosi, rivediamoci il prima possibile: è giusto che il Milan torni ai suoi livelli».