Barcellona clausola Messi

«La mia non è stata una guerra contro Messi. Avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di Pepito Perez o di qualunque altro giocatore del nostro campionato. Come Lega avevamo, abbiamo il dovere di difendere la legalità, la giustizia: i contratti vanno rispettati. Sempre. Che ti chiami Messi o Pepito Perez. Tutto qua».

Non usa giri di parole Javier Tebas, presidente della Liga, per affrontare il tema Messi-Barcellona, che si è chiuso con la decisione del calciatore argentino di restare nel club catalano, seppur “forzatamente”, per evitare di arrivare alla battaglia legale.

«Personalmente ritengo non ci sia stata nessuna battaglia con Messi e il suo entourage – ha aggiunto al Corriere della Sera, ho una stima speciale per Leo, lo adoro, è la storia del nostro calcio negli ultimi 20 anni: come avrei potuto fargli la guerra? Ribadisco: il mio intervento era finalizzato solo al rispetto dei contratti. Poi è chiaro che essendoci di mezzo Leo, la vicenda ha assunto dimensioni mediatiche enormi».

Sulla clausola da 700 milioni: «Per quanto i suoi avvocati dicessero il contrario, il contratto era chiaro: veniva decontestualizzata una parte, questo li ha indotti all’ errore. Alla fine, sono contento della decisione di Messi di evitare conflitti giuridici. Continuerà a giocare nella squadra della sua vita. Spero che i rapporti tornino normali».

Sull’intervento della Liga nella questione, Tebas ha spiegato: «E’ stato un atto per tutelare la legalità.
Poi è evidente che chiunque preferisca avere Messi nel proprio campionato. Se fra un anno deciderà di andarsene sarà un peccato, ma non deve dimenticare che dalla stagione 2014/2015 è stato stabilito che il marchio del campionato stesse al di sopra dei giocatori e anche dei club. Solo questo è il modo per garantire redditività al settore, infatti ogni giorno che passa la posizione del marchio Liga si consolida
».



Sul troppo potere di squadre e agenti: «Penso siano due questioni diverse. Sulle squadre non sono d’accordo: se non rispettano i loro contratti, hanno sempre gravi conseguenze. Gli agenti forse sì, hanno troppo potere. Se ne parla da molti anni. La loro attività va regolamentata».

Infine, una battuta sullo stato del massimo campionato spagnolo. La Liga sta «molto bene, in continua crescita, affrontando giorno per giorno le sfide. Continua la nostra strategia di digitalizzazione e di internazionalizzazione che abbiamo iniziato più di 4 stagioni fa».

PrecedenteLa Roma svela la terza maglia 2020/21: le immagini
SuccessivoTebas: «Lavorare in Italia? Mai dire mai»