Diletta Leotta, volto principale di DAZN e voce di Radio 105, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera a seguito della pubblicazione del suo libro “Scegli di sorridere”. La conduttrice ha toccato diversi argomenti, dalla sua vita privata a quella professionale.
«All’inizio avevo dei dubbi – ha esordito parlando del suo libro –, ho messo in conto che ci saranno delle critiche, ma poi ho pensato che scrivevo di me stessa e che è bello essere se stessi. Una biografia a 29 anni non sarebbe stata credibile, dunque ho immaginato qualcosa di intimo, ho pensato alle mie esperienze personali, alle fragilità che tutte le ragazze possono incontrare nel mondo di oggi».
Sulla nota polemica relativa all’importanza della bellezza: «È nella natura umana essere attratti dalla bellezza. Però penso anche che di donne carine, di donne belle ce ne sono tantissime. Per andare in tv non basta, la bellezza va arricchita e condita con altre qualità. La verità è che certe polemiche mi mettono una tristezza infinita».
«Il messaggio che passa è questo – aggiunge –: che tu stia parlando di hacker o del derby, l’aspetto condiziona la credibilità. Nessun errore ti viene perdonato, perché ci si attacca a ogni inesattezza per poter dimostrare che non sei adatta per parlare di sport. Ho capito che certe affermazioni offendono davvero solo chi le esterna o le pubblica. Sarà l’orgoglio, ma a me viene sempre di più da scegliere scarpe con il tacco e rossetti, e arrivare preparata a ogni impegno».
Capitolo vita privata, Leotta risponde alle voci su Ibrahimovic: «Ora sono single. Il libro è stato consegnato prima della fine della mia relazione con Daniele [Scardina]. Oggi è una storia chiusa anche se ci vogliamo sempre bene. Ho conosciuto Ibra perché siamo entrambi soci in Buddyfit, una startup che permette di allenarsi a distanza con il trainer preferito. Da soci siamo diventati amici, ma nulla di più».
Sul futuro e sul fatto se possa vedersi ancora a bordo campo tra 10 anni: «Certo, anche tra 20 o 30. Vorrei che il calcio rimanesse sempre al centro: mi dà l’adrenalina e mi fa sentire viva. Ormai sono come un calciatore, non credo di poterci rinunciare».