Serie A test antigenico – Il numero di positivi al Coronavirus in Serie A cambia ancora: da 30 si è saliti a 31 dopo i contagi di Weston McKennie della Juventus e quattro giocatori del Parma, di cui ancora non si conoscono i nomi, mentre sono guariti Behrami, Biraschi, Melegoni e Schøne del Genoa.
La Gazzetta dello Sport ha intervistato, sul tema Covid e protocollo, l’immunologa Antonella Viola, professore Ordinario di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, che è partita commentando l’immagine tanto discussa di Cristiano Ronaldo a tavola con i compagni di nazionale, senza distanze e senza mascherina.
«Sono esattamente questi i comportamenti che vanno evitati – spiega Viola -. I calciatori probabilmente si sentono tutelati dai tamponi fatti. Ma sbagliano! Quel test ti dice solo che in quel momento esatto non hai il virus, ma per quanto si possa fare attenzione ai contatti, non è assolutamente detto che non si diventi positivi nel giro di poche ore. Quindi anche in ritiro, anche in un ambiente apparentemente sano, devono tutti indossare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale. Pure a tavola…».
Altro argomento delicato: l’incubazione. Secondo la professoressa Viola un contagio avvenuto 24 ore prima del tampone potrebbe non emergere, ma il giocatore testato potrebbe diventare contagioso il giorno della partita. «Facciamo un esempio: io calciatore faccio il tampone molecolare, ovvero quello che ha bisogno di più tempo per essere elaborato, il venerdì, a 48 ore dal match. Se giovedì sera incontro al bar un amico positivo che mi contagia, al test potrei risultare negativo, ma in campo rischierei di essere positivo e contagioso».
Una soluzione però c’è: «Basta fare un tampone antigenico rapido qualche ora prima della partita – prosegue l’immunologa -. È vero che hanno una sensibilità minore, ma se il tampone molecolare del venerdì è negativo, non è detto che quello rapido lo sia la domenica. E se anche lo fosse, vorrebbe dire che la carica virale del giocatore è così bassa da non poterlo considerare seriamente contagioso».
Opinione condivisa anche dal presidente della Federazione Medico Sportiva, Maurizio Casasco, il quale ha dichiarato: «Fare un controllo a 48 ore della partita non ti assicura che sia superato il tempo della possibile incubazione. Così il rischio è che il test del venerdì non ti possa garantire che alla domenica il soggetto non possa infettare qualcun altro. La mia proposta è: test antigienici ogni 2 giorni e il tampone RNA virale a 24 ore dalla partita. In attesa che siano validati quelli sulla saliva».