Amazon Champions Italia
Amazon prime video (Photo by Marc Atkins/Getty Images)

Amazon si appresta a chiudere il 2020 con ricavi stimati in 316 miliardi di euro, in crescita di oltre il 30% sul 2019. L’investimento di 80 milioni di euro a stagione per l’acquisto dei diritti Tv della Champions League in Italia (17 gare e la Supercoppa europea) appare dunque irrisorio considerando il business del colosso USA.

Ma così non è. Come ricorda ItaliaOggi, Amazon ha già avuto esperienza con i diritti del calcio all’estero. Nel Regno Unito ha comprato per 105 milioni di euro l’esclusiva streaming di 20 partite di Premier League, quelle del boxing day (26 dicembre).

Le gare sono offerte agli abbonati a Prime (servizio che in UK costa 79 sterline all’anno, pari a 87,4 euro) nel periodo delle feste, quello in cui tutti sono più operativi nell’acquisto di regali. Sempre nel Regno Unito, i clienti Prime possono anche vedere gli Us Open di tennis, i Master 1000, i tornei Atp 500 e tutto il circuito Wta femminile.

In Francia (dove prime costa 49 euro all’anno), dal 2021, il torneo di tennis del Roland Garros avrà alcuni incontri in esclusiva su Amazon. In Germania Amazon (Prime costa 69 euro all’anno) ha acquisito i diritti per 20 partite all’anno della Champions 2021-2024, investendo circa 100 milioni annui.

Negli USA Amazon è attivo soprattutto con la Nfl, e fa incursioni in altri sport anche attraverso Twitch. L’abbonamento a Prime costa 119 dollari all’anno (100,5 euro). Infine, in Italia i servizi di Prime costano 36 euro all’anno, ma il prezzo potrebbe essere ritoccato con l’avvento dei match di Champions dal settembre 2021.

In poche parole, per il momento Amazon ha investito pochi soldi nello sport, ma con un’idea ben precisa. L’obiettivo è fidelizzare sempre più i clienti Prime, attirare i giovanissimi, ma anche i più anziani (proprio con lo sport). Prime è una leva fondamentale per l’e-commerce di Amazon: il 74% dei clienti Prime, infatti, quando fa una ricerca poi conclude la sua esperienza con un acquisto.

Perciò Bezos investe nell’audiovisivo – compresi serie Tv e show, per i quali ha messo sul piatto 7,5 miliardi –, per tenere il più possibile i suoi clienti nel mondo Amazon, conoscerne i gusti, acquisirne i dati. Inoltre, Prime sta diventando un business a sé (negli USA costa mediamente come un anno di Netflix).

Ad ora il grosso degli incassi di Amazon arriva ancora dalle vendite dirette online (141,25 miliardi di dollari nel 2019, contro i 19,2 miliardi dagli abbonamenti), davanti al marketplace dedicato a terze parti (53,76 miliardi di dollari), e poi ai negozi fisici (tipo Whole Foods) a quota 17,19 miliardi.

Ricordando sempre che la vera fonte di guadagni per Jeff Bezos è in realtà la divisione Aws-Amazon web services, leader mondiale del settore davanti a Google o Microsoft, con 35 miliardi di ricavi nel 2019: il risultato operativo di tutta Amazon, nel 2019, è stato pari a 14,5 miliardi di dollari, ma ben 9,2 miliardi arrivano proprio da Aws.

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