Il proprietario del Leeds United, Andrea Radrizzani, il quale ha rilevato la società tre anni fa da Massimo Cellino e l’ha riportata in Premier League dopo 16 anni, ha rilasciato un’intervista a il Sole 24 Ore.
«Quando ho ingaggiato Marcelo Biesla ho parlato con lui per 10 ore a Buones Aires. Ma la prima cosa che mi ha chiesto è stata di migliorare il centro sportivo del Leeds. I giocatori posso formarli, mi ha detto, le strutture no. Ecco perché l’ho scelto: è un perfezionista e gioca sempre all’attacco» esordisce Radrizzani.
«In Premier c’è una visione del calcio come sport e industria globale che necessita di una governance libera dai freni dei proprietari e capace di perseguire strategie di innovazione e internazionalizzazione nell’interesse comune. Finora ho investito circa 100 milioni di sterline nel Leeds. La mia società ha anche ricomprato per circa 20 milioni lo stadio, l’Elland Road, che stiamo ristrutturando, ma che già in Championship ci ha permesso di incassare 60 milioni a stagione dai 30 iniziali. Abbiamo partnership internazionali con Amazon Prime, che ci ha dedicato un bel documentario due anni fa, Adidas, Uber, Deliveroo. Il passaggio in Premier vale da solo 100 milioni di sterline per i diritti tv. Quest’anno, senza la pandemia, saremmo arrivati a fatturare 180-200 milioni».
Per quanto riguarda il progetto della Serie A che lavora a una media company e a partnership con fondi di private equity, Radrizzani ha detto: «Posso dire che data la difficile fase che attraversa l’economia e i ritardi della Serie A può essere una soluzione per imprimere quella svolta che da soli i club non sono riusciti a compiere. Certo i fondi fanno il loro lavoro e in cambio di una fiche per entrare nel gioco comprano una quota dei ricavi futuri e ne assumono di fatto la gestione. La Lega delega una sua funzione primaria. La scommessa è di riuscire a far crescere i ricavi».
E sull’evoluzione del mercato dei media nello sport: «Siamo in una fase di apparenti contraddizioni. Le piattaforme tradizionali e le pay-tv hanno arrestato la propria crescita in termini di abbonati e d’altro canto sui nuovi canali come quelli di live score si contano milioni di contatti. Il problema evidentemente è quello di creare un mercato più “democratico” in cui la fame di calcio ed eventi live, che non può più concentrarsi come in Europa e in Nord America sul 20-25% della popolazione, possa essere soddisfatta a prezzi accessibili e con modalità d’accesso semplici. Penso alla possibilità di acquistare attraverso un operatore telefonico o sui social a 2-3 dollari la partita che si desidera vedere».
Chiosa finale OTT e su Eleven Sports, piattaforma internazionale fondata nel 2015 da Radrizzani che in Italia trasmette la Serie C. «Amazon (che ha acquisito un pacchetto di match della Champions League 2021-2024 in Italia) al momento ha scelto un modello commerciale che subordina in qualche modo i diritti sportivi al proprio core business. Per quanto riguarda Eleven Sports, abbiamo scelto di avviare la nostra espansione in mercati secondari come Polonia, Portogallo, Belgio e Taiwan diventando gli operatori leader e acquistando i diritti del campionato nazionale. Abbiamo in esclusiva Champions e Nba, e in Belgio abbiamo investito 500 milioni nella serie A locale. In altri mercati, come Italia e Giappone, abbiamo puntato su contenuti di nicchia ma considerati “premium niche”. Penso agli 80mila tifosi di club di Serie C che sono nostri clienti».
Una stagione che i n Italia però non è iniziata nel migliore dei modi: «Dopo anni di servizio senza interruzione, purtroppo nelle ultime settimane Eleven Sports italia è stata colpita da innumerevoli attacchi informatici, creando un disservizio di cui ci scusiamo molto con i tifosi. Abbiamo coinvolto la polizia informatica che ha verificato la gravità dei fatti e si sta adoperando per trovare i responsabili, nel frattempo lavoreremo con Lega Pro per far sì che i tifosi possano accedere alle partite anche usando altre piattaforme in chiaro come YouTube,
Facebook, il sito di Eleven e Live Now».
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