Serie A minimo garantito – Entra nel vivo la partita per i diritti tv della Serie A. È prevista nella prima parte della prossima settimana una call di aggiornamento tra i presidenti dei club sulle trattative con la cordata Cvc, Advent e Fsi per la cessione di una quota di minoranza della madia company della Lega Serie A in cui confluiranno i diritti tv delle partite del massimo campionato.
La seduta, a cui parteciperanno anche gli advisor della Lega (Lazard, Tremonti e Gianni Origoni Grippo) sarà focalizzata sui 6 punti del progetto di valorizzazione della piattaforma: fra questi sta assumendo un ruolo centrale il minimo garantito, con i club che vorrebbero un aumento di circa un centinaio di milioni in più.
Come riporta il Sole 24 Ore, l’operazione del consorzio Cvc, Advent e Fsi (che ha come advisor Rothschild, Credit Suisse e Barclays oltre ai legali di Gattai Minoli Agostinelli e ai consulenti di Ey) prevede la costituzione di una “MediaCo” da parte della Lega Nazionale Professionisti Serie A.
Quindi il conferimento in MediaCo del ramo d’azienda della stessa Lega organizzato per la commercializzazione dei diritti audiovisivi collettivi in base all’articolo 3.1 del decreto Melandri, con lo sfruttamento degli ulteriori diritti di immagine e sponsorizzazione delle competizioni calcistiche organizzate dalla Lega.
Passaggio successivo sarà la liberazione da parte di Salieri Investimenti (società che sarà partecipata dal consorzio composto da Cvc congiuntamente ad Advent International Corporation e Fsi Sgr) di un aumento di capitale di MediaCo di 300 milioni a fronte del quale i private equity riceveranno una quota, dotata di particolari diritti, rappresentante il 10% del capitale sociale di MediaCo.
L’offerta prevede, nella versione presentata qualche settimana fa, per quanto riguarda il minimo garantito, un ammontare annuo minimo distribuibile ai club nell’arco del triennio 2021-2024 pari a 1,08 miliardi. Ma proprio su quest’ultima cifra si starebbe trattando per un incremento.
La cordata dei fondi ha previsto una struttura principale dell’operazione che prevede un prezzo di acquisto di 1,6 miliardi di euro pagabile in 4 rate, senza alcuna rinuncia alla remunerazione pari al 10% dei proventi da parte degli investitori. L’alternativa prevede, invece, un prezzo di acquisto di 1,35 miliardi di euro con un contributo di «equity» (capitale di rischio) a supporto del minimo garantito fino a complessivi 500 milioni.
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