Il ct dell'Italia, Gin Piero Ventura (Insidefoto.com)
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La Nazionale si prepara per il test match contro l’Estonia in programma domani – mercoledì 11 novembre – a Firenze con fischio d’inizio alle ore 20.45. Non sarà sulla panchina azzurra il Ct Roberto Mancini, risultato positivo al Coronavirus. Al suo posto ci sarà Alberico Evani, ex allenatore dell’Italia Under 20 dal 2013 al 2017, ed ex vice del ct azzurro Gian Piero Ventura.

Evani in conferenza stampa ha parlato delle differenze tra la sua esperienza attuale con Mancini e quella con Ventura: “Sono due rapporti diversi, sia per età sia per avere un passato da compagno di squadra (con Roberto Mancini, n.d.r.), perché mi aiuta nel rapporto attuale. È una conoscenza che parte da lontano, dal 1993-94, con lui c’è più di fluidità nel parlarci. Anche io ho avuto qualche difficoltà con Ventura. Non dico che fossi in soggezione, ma per il mio carattere chiuso che non ha aiutato, c’è stata difficoltà. Da parte mia”.

Alla viglia del match proprio Ventura è tornato a parlare, al podcast “One More Time”, della sua esperienza alla guida degli azzurri: “Il primo grande errore è stato quello di aver accettato l’incarico e il secondo è quello di non essermi fermato (dopo la sconfitta con la Spagna e prima dello spareggio contro la Svezia) – esordisce l’ex Ct. – C’era un clima ostile. I presupposti per perdere c’erano tutti. Per il bene dell’Italia avrei dovuto fermarmi prima”.

“Mentre andavo a firmare il contratto da Ct della Nazionale, mi chiamarono per fermarmi – prosegue Ventura nel suo ricordo. – Mi dissero: ‘Bloccati perché c’è stato un intervento della politica’, che pretendeva un altro allenatore”.

Conversando con Luca Casadei nella nuova puntata del podcast in cui personaggi famosi raccontano le loro cadute e le loro rinascite, Ventura ricorda la sua breve avventura in azzurro. “Allora ero al Torino, avevo ancora due anni di contratto, ma arrivò l’offerta della Nazionale con la chiamata di Marcello Lippi, il quale mi disse: ho parlato adesso col presidente, sei il nuovo allenatore della Nazionale’. Ci pensai molto. Tutti mi consigliarono di accettare, sarebbe stata la ciliegina sulla torta per concludere la mia carriera. Tranne i miei collaboratori, che dicevano di pensarci bene”.

“Ho accettato e sono salito sul ponte principale della nave: un errore madornale. Quando il responsabile della politica italiana (c’era il governo Renzi, ndr) pretende un altro allenatore non si parte col piede giusto. Lì avrei già dovuto capire che non si andava in una comunione di idee”.

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