Jorge Valdano, ex attaccante del Real Madrid e della Argentina campione del mondo 1986 nonché scrittore di memorabili libri sul calcio, ha scritto che nei minuti finali di Argentina-Belgio, semifinale dei Mondiali ‘86, mentre la nazionale sudamericana stava comodamente portando a casa la vittoria per 2 a 0, l’allenatore dell’Albiceleste Carlos Bilardo regalò sei minuti di gloria a Ricardo Bochini, trequartista dell’Independiente, adorato in Argentina per i suoi tocchi di classe.
Bochini, ormai 32enne, non mai aveva giocato un mondiale sino ad allora.
E non appena varcò la linea del campo Diego Armando Maradona, allora capitano della Seleccion, lo accolse con un: “Benvenuto maestro”.
Chi era Bochini?
“Come spiegarvelo?”, scrive Valdano, “Era Woody Allen che giocava a calcio: un corpo insufficiente per qualsiasi cosa, la faccia tipica di un perdente, un talento pungente, veloce, immenso. Era come un ladro che ausculta la cassaforte inespugnabile mentre tirano fuori il segreto della combinazione; fino a quando all’improvviso… clic. Sì un pallone giocato da lui apriva tutti i catenacci difensivi. Gli bastava un clic”.
El Bocha, al secolo Ricardo Enrique Bochini, è stato uno tra i migliori centrocampisti offensivi nella storia del calcio argentino. Oltre ad essere stato uno degli idoli, se non l’idolo più grande, di Diego Armando Maradona. E questo nonostante Bochini non abbia mai giocato con la camiseta azul y oro del Boca Juniors tanto amato dal Pibe de oro.

Con l’Independiente Bochini ha vinto quattro campionati argentini, quattro Libertadores (1973, 1974, 1975 e 1984), tre Interamericane (1972, 1974 e 1975) e due Intercontinentali (1973 e 1984). Di origini italiane fu membro della squadra nell'”Era d’Oro”, il periodo più vittorioso per la squadra di Avellaneda.
Valdano scrive ancora che Bochini non fu mai capace di calciare il pallone con forza e che ad allenarsi non è che ci andasse molto. E che quando gli chiesero un’opinione su Cruyff rispose: “Corre molto, però gioca bene”.
Soprattutto Valdano spiega che Bochini ha sempre giocato per il gol, a patto che fosse un altro a prendersi la briga di segnarlo. “In una partita amichevole dell’Argentina Bochini si stancò di servire palle gol e i suoi compagni si stancarono di fallirle”. All’intervallo, negli spogliatoi si lamentò: “Di questo passo dovrò mettermi a segnare anche io”. E questo, scrive Valdano, avrebbe significato un tradimento, visto che Bochini buttava la palla dentro solo se non c’era altro rimedio.
El Bocha fece parte della Nazionale argentina che vinse il campionato del mondo 1986: in quella rassegna, però, giocò soltanto i succitati pochi minuti nella semifinale contro il Belgio. Mentre nel 1978 venne escluso dai selezionati (come puyre il giovanissimo Maradona) perché il flaco Luis Cesar Menotti, gli preferì Norberto Solano, un altro idolo del Diez.
I sei giocatori più amati da Diego
Infatti non più tardi di questa primavera Maradona pubblicò su Instagram la lista dei suoi idoli di gioventù. Nominato dal gallese Ian Rush (ex Liverpool e Juventus) in una delle tante sfide che spopolano sul social network tra persone famose, l’ex numero 10 del Napoli ha risposto svelando i sei giocatori che hanno contribuito a farlo innamorare del mondo del calcio
Il primo ovviamente era Bochini. E poi ha nominato altri quattro calciatori argentini e uno brasiliano
- Il già citato Norberto ‘Beto’ Alonso, campione del Mondo con l’Argentina nel 1978 e simbolo del River Plate,
- Daniel Alberto Passarella, capitano dell’Argentina mondiale 1978, altro simbolo del River, con il quale Maradona non ebbe sempre rapporti personali idilliaci e che in Italia ha giocato con Fiorentina e Inter
- Angel Clemente Rojas, bandiera del Boca Juniors negli anni ‘60
- Oscar Pianetti (anche lui stella del Boca).
- Unico calciatore non argentino presente nella lista di Maradona è il brasiliano Rivelino, campione del Mondo col il Brasile nel 1970 al fianco di Pelé.