C’è una calciatrice del Paris Saint-Germain che gioca come portiere e allo stesso è Sponsorship Manager del club parigino. Si tratta di Arianna Criscione, nata in California ma naturalizzata italiana e con un passato nella Serie A femminile del nostro Paese.
Criscione ha 36 anni e – racconta la FIFA in un approfondimento sulla sua vita e sulla sua carriera – quando è arrivata in Francia si era già messa alle spalle diverse esperienze. Due anni fa era pronta al ritiro, quando un incontro casuale con Bruno Cheyrou, allora direttore sportivo del Psg femminile, ha cambiato il corso della sua vita.
«Ho lavorato come project manager ai campionati europei di freestyle femminile e in qualche modo sono finita con un biglietto di prima classe verso casa. Quando sono salita sull’aereo ho notato che Bruno, che all’epoca non conoscevo, aveva con sè i documenti della European Club Association, quindi ho iniziato a chiacchierare con lui», ha raccontato Criscione.
«Avevo appena finito il mio Master alla FBA (Football Business Academy) e lui mi chiedeva tutto quello che avevo imparato, cosa pensassi della direzione futura del calcio femminile e, quando siamo atterrati, mi ha guardato e mi ha chiesto se avessi voluto continuare a giocare», ha spiegato.
«Gli ho detto che mi sarebbe piaciuto, ma che avevo studiato e lavorato così duramente per iniziare a passare dal calcio giocato agli affari. Ho chiesto se ci fosse un modo per combinare entrambe le cose e, fortunatamente per me, l’idea gli è piaciuta molto».
Nonostante la sua carriera sia arrivata quasi alla fine, Criscione ha ancora degli obiettivi: «Mi piacerebbe vincere la Champions League e, onestamente, penso che ce la possiamo fare. Abbiamo la squadra migliore nel calcio femminile in questo momento per quanto mi riguarda e, visto il modo in cui sta andando la stagione (con il PSG negli ottavi di UWCL e in testa in campionato), dovremmo finire con uno o due trofei»
Indipendentemente da come finirà la campagna, Criscione difficilmente prolungherà la sua carriera da calciatrice: «Ho avuto qualche infortunio, il mio corpo è stanco. Inoltre, non è sempre facile combinare i due ruoli. Non abbiamo un programma prestabilito con il team (cambia di settimana in settimana, spesso con breve preavviso) quindi è davvero difficile programmare riunioni di lavoro».
«E anche se mi sto ritirando, non sto dicendo addio al calcio. Sarò ancora molto coinvolta, solo da una prospettiva diversa. Sarò più appassionata che mai nello sviluppo del calcio femminile e sento di poter dare un contributo reale fuori dal campo», ha concluso.
Quel che è certo è che Criscione vuole mostrare alle calciatrici che le strade per un ruolo post-carriera nel calcio non iniziano e finiscono con il diventare un allenatore. «Nella mia generazione, tutti negli Stati Uniti hanno finito la scuola prima di provare a diventare professionisti, e ci sono tutte queste donne fantastiche che sono altamente istruite e qualificate per questi ruoli importanti, ma che conoscono anche il calcio dentro e fuori. E so per esperienza quanto sia un bene prezioso».
«Ho avuto compagne di squadra laureate in ragioneria, giurisprudenza, matematica e tutte queste abilità hanno un posto nelle moderne società di calcio, associazioni e parti interessate. Eppure, non vedo abbastanza donne in questo tipo di ruoli. Parte della soluzione di questo problema è che dobbiamo fare domanda in numero maggiore ogni volta che queste posizioni nel calcio emergono. Una volta che avremo iniziato a farlo e avremo ricevuto le opportunità che meritiamo, sono sicuro che si vedrà ancora di più di ciò che le donne possono metter in gioco», ha concluso.