Non un lavoro semplice quello che dovrà affrontare Joan Laporta, nuovo presidente del Barcellona. Laporta era già stato presidente del club tra il 2003 e il 2010, periodo d’oro dei catalani, capaci di vincere il record di sei trofei in un anno solare nel 2009. Come riporta il Mundo Deportivo, i temi principali su cui dovrà lavorare sono tre: Messi, la questione dei debiti e la gestione degli stipendi.
Sul fronte Messi, la data del 30 giugno, scadenza del contratto del giocatore, si avvicina. L’argentino deve decidere cosa farne del suo futuro: rimanere in un Barcellona in ricostruzione oppure cercare di ritrovare la gloria immediata altrove, come avrebbe voluto fare la scorsa estate.
Laporta, sotto la cui presidenza Messi debuttò nel 2004, si è detto convinto di poter convincere la Pulce a rimanere «con un progetto sportivo strabiliante e un’offerta economica all’altezza, compatibilmente con le possibilità attuali del club».
Sul fronte debiti netti, quelli del Barcellona hanno toccato i 488 milioni di euro, per un totale di 1,173 miliardi. Tale cifra sarebbe gestibile in condizioni normali, data la grande capacità del club di generare introiti. Tuttavia, la pandemia complica infinitamente le cose; una possibilità è quella di finanziare il debito tramite le istituzioni bancarie di cui il Barcellona è creditore.
In ogni caso, Laporta, insieme al suo uomo di fiducia in ambito economico Jaume Giró, ha comunicato di voler emettere delle obbligazioni sul debito al fine di ottenere liquidità immediata in attesa che l’impatto economico della pandemia diminuisca, grazie anche ad un ritorno dei tifosi al Camp Nou che il club spera avvenga il prima possibile.
Infine, il fronte salariale, uno dei più grandi problemi ereditati dalla gestione Bartomeu. Per il 2019/20 la soluzione era stata una riduzione degli stipendi, divenuta congelamento per la stagione 2020/21, con pagamento futuro una volta che la situazione della pandemia non fosse tornata ad una simil normalità (quindi anche dal punto di vista degli introiti).
La proposta di Laporta prima di diventare presidente era quella di non ribassare ulteriormente le cifre pattuite con i giocatori, in attesa di un ritorno delle entrate con le quali il club avrebbe potuto rispettare gli accordi presi con i suoi atleti. Resta da vedere, in ogni caso, se una volta dentro il club Laporta riuscirà a mettere in atto il suo piano oppure se sarà costretto a qualche mossa più drastica.