Gianni Agnelli idoli Juventus
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«Io considero di essere stato per il passato… non mi piace la parola “mecenate”, infine un supporter della Juventus che ha avuto la possibilità d’aiutarla». Così Gianni Agnelli, del quale oggi ricorre il centenario della nascita, raccontava il proprio rapporto con il club bianconero.

Agnelli fu grande appassionato di sport, e fu molto legato alla Juventus, anche in qualità di presidente dal 1947 al 1954. La sua attività ebbe un impatto fondamentale all’interno del club, acquistando giocatori di rilievo quali Giampiero Boniperti, John Hansen e Karl Åge Præst.

Agnelli non era molto interessato alle tattiche. Gli piacevano i gesti tecnici dei singoli, il talento individuale accoppiato alla fantasia. Uno dei suoi preferiti – ricorda La Repubblica – era stato Omar Sivori, il primo Pallone d’oro vinto da un giocatore juventino. Di lui diceva: «E’ più di un fuoriclasse, per chi ama il calcio è un vizio».

L’Avvocato stravedeva inoltre per Maradona, che avrebbe voluto acquistare se non fosse stato per l’opposizione di Boniperti. Tuttavia, era con Michel Platini che poteva vantare il rapporto più intenso: «Lo abbiamo comprato per un tozzo di pane, poi lui ci ha messo il foie gras».

E ancora: «Platini rimarrà unico e inimitabile, non ci sarà mai un altro Platini nella Juve. Al mondo non esiste uri suo sostituto. E se un giorno, come spero, potessimo avere nella Juventus un giocatore sul quale ci trovassimo a commentare “questo è più forte di Platini”, lo direi con una punta di dispiacere».

Agnelli ammirava anche Del Piero, fu lui ad affibbiargli il soprannome di “Pinturicchio”, pittore che ha vissuto a cavallo tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500. Sempre dal mondo dell’arte proveniva anche Roberto Baggio, che l’Avvocato paragonò invece a “Raffaello”.

A proposito di soprannomi, anche Zibi Boniek fu ribattezzato “Bello di notte”, mentre per Gianluca Vialli ci si cala nuovamente nel mondo dell’arte. L’ex attaccante per l’Avvocato è stato «il Michelangelo della Cappella Sistina, lo scultore che sa trasformarsi in pittore».

E Zidane? Platini ricorda che fu lui a suggerirglielo, perché Agnelli «voleva prendere Dugarry. Dissi: “Meglio Zizou”. Dopo sei mesi mi chiamò: “Sicuro di aver consigliato bene?”. Moggi poi l’ha venduto ma non mi ha neanche offerto una pizza…».

Al centrocampista di origine algerina non risparmiò qualche stoccata, e disse di lui che «è stato più divertente che utile». Raccontò della delusione che provò quando vide Zidane per la prima volta agli Europei ’96 e giocò malissimo: «Dissi a Platini chi diamine ci mandate? E lui rispose, stia tranquillo, avvocato, che si divertirà».

Agnelli è stato comunque sempre affezionato a Zizou, e ammise commentando il suo passaggio al Real Madrid: «Ci mancherà non c’è ombra di dubbio, ma se dopo cinque anni, anche per fare piacere alla moglie, che è lecito, uno vuole cambiare… non mi piace trattenere chi se ne vuole andare».

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