Sale l’attesa per Inghilterra-Francia, big match della quarta giornata del Sei Nazioni, in programma allo stadio di Twickenham a Londra il 13 marzo alle ore 17:45. Tifosy, società di consulenza in ambito di investimenti sportivi, ha messo a confronto la salute economica dei campionati dei due Paesi, con un focus particolare sulla stagione 18/19.
Ricavi: Francia avanti, ma l’Inghilterra si avvicina
Dal punto di vista dei ricavi, la Top14, massima lega francese, primeggia sulla controparte inglese, la Premiership. Le entrate medie dei club francesi ammontano a 34 milioni di euro per la stagione 2018/19, 64% in più dei 20,9 milioni per i club d’Oltremanica. In ogni caso, la crescita è leggermente più veloce in Inghilterra, che è riuscita a ridurre il divario dal 70% del 2015/16.
Per quanto riguarda la Top14, il quadro presenta perdite medie in aumento, dagli 1,5 milioni del 2015/16 ai 3,4 milioni del 2018/19; l’indebitamento netto medio si assesta sui 2,5 milioni per club.
Per quanto riguarda la Premiership, a supportare i bilanci vi è sicuramente l’ingresso di CVC, che ha acquisito il 27% della lega, invertendo la tendenza e trasformando una perdita media di -4,6 milioni in un profitto medio di 6,3 milioni nel giro di un anno, dal 2017/18 al 2018/19. Nello specifico, tutti i club hanno registrato dei profitti, con l’unica eccezione dei Saracens (Worcester e Warrios devono ancora pubblicare i dati). In calo anche l’indebitamento medio, che passa dai 13,5 milioni dell’anno precedente ai 10,3 milioni del 2018/19.
Profitti dai botteghini simili, in calo il tasso di riempimento in Francia
Nelle scorse stagioni, la presenza dei tifosi allo stadio e i ricavi dai botteghini del rugby inglese hanno raggiunto i livelli di quello francese. I club di Premiership hanno registrato ricavi medi per 4,6 milioni di euro sotto questa voce, in crescita dell’11% dal 2015/16, mentre la presenza media negli stadi è cresciuta del 7%, fino a raggiungere 14,507 spettatori medi.
Numeri molto simili, pur minimamente inferiore, alla Top14, che registra 14,624 spettatori medi, con una crescita più lenta (+2%) rispetto all’anno precedente. I ricavi dai botteghini sono invece calati del -6%, assestandosi sui 4,1 milioni di media.

Un dato interessante riguarda la percentuale di riempimento degli stadi francesi, che dal 2015/16 è in costante calo, dal 78.8% al 70.1% del 2018/19, complice anche un aumento della capienza complessiva del 15% che ha ridotto tale rapporto per forza di cose. In Inghilterra, la stessa voce ha registrato un incremento da 80,1% a 83,9%.
Salari: la Premiership recupera terreno, ma il covid invertirà la tendenza
Entrambi i campionati presentano dei salary cap per limitare le spese negli stipendi, che per il 2020/21 ammonta a 7,2 milioni in Inghilterra, con la possibilità di eccezioni per giocatori nazionali o in caso di infortuni, e a 11,3 per la Francia, in cui vi sono delle trattative per introdurre una maggiore flessibilità.
Lo stipendio medio più elevato della Top14 è sempre stato visto come una sfida per il rugby inglese (nove giocatori inglesi giocano in Francia, nessun francese gioca in Inghilterra). Il divario si è comunque ridotto considerevolmente, dal 27% del 2015/16 al 19% del 2018/19, e anche sotto questa voce la crescita in Premiership risulta più rapida di quella in Top14, +8,2% contro +5,8%.
Tuttavia, si prevede che il divario torni ad aumentare nella stagione 2021/22. Il salary cap del campionato inglese verrà abbassato a 5,6 milioni di euro, mentre quello francese verrà ridotto solamente del 12%, fermandosi sui 10 milioni di euro. Risulta quindi probabile che i club francesi presenteranno offerte allettanti per cercare di portare sul continente le stelle del rugby d’Oltremanica.