Caso Suarez processo
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Prosegue il caso Suarez, una vicenda destinata a fare da sfondo al resto della stagione. La Repubblica ha pubblicato il verbale dell’interrogatorio al calciatore uruguayano, avvenuto il 18 dicembre, a proposito dell’esame di italiano sostenuto all’Università per Stranieri di Perugia.

«La professoressa Spina mi ha mandato la mail con l’allegato pdf e ha detto che dovevo studiarlo bene perché quel testo poteva essere chiesto all’esame», recita il verbale.

Si tratta di un passaggio chiave, in quanto secondo l’accusa avvalora la tesi dell’esame farsa. Al giocatore sarebbe stata data la possibilità di conoscere in anticipo le domande e imparare a memoria alcune risposte.

Sul fronte opposto, secondo l’avvocato Brunelli la frase non risulta incriminatoria, in quanto non dimostra con certezza assoluta che il contenuto dell’allegato diventasse oggetto dell’esame. Il verbale prosegue con l’attaccante oggi all’Atletico Madrid che conferma di aver avuto ripetuti contatti con la Juventus e i suoi dirigenti sia prima che dopo l’esame.

Qui riportato il testo completo del verbale, riportato da La Repubblica:

Quando viene a conoscenza dell’interessamento della Juventus?

«Verso fine agosto, inizio settembre, ho ricevuto prima una chiamata da Nedved, poi da Paratici».

C’era un accordo sui termini del contratto?

«No, all’inizio era soltanto per sapere se ero interessato alla trattativa. Dopo se n’è occupato il mio avvocato».

Quando ha saputo che la Juventus intendeva tesserarla come comunitario?

«Non ricordo, ma Paratici mi disse che mi avevano contattato perché pensavano che avessi il passaporto italiano come mia moglie. Gli risposi che non lo avevo, avevo solo iniziato a fare la relativa pratica chiedendo tutti i certificati necessari nei Paesi in cui ho vissuto».

Quando le dicono che avrebbe dovuto sostenere l’esame di lingua italiana?

«Sarà stato tra l’8 e il 10 settembre, quando ho iniziato le lezioni».

Durante le lezioni online era presente solo la professoressa Spina?

«I primi due giorni c’era un’altra ragazza, una sorta di tutor che interveniva per alcune traduzioni in spagnolo. Un altro giorno c’era Lorenzo (Rocca, ndr)».

Cosa avete fatto con Lorenzo?

«Lo stesso che facevo con Stefania: mi faceva domande su ciò che avrebbero potuto chiedere in sede di esame».

Le ha fatto vedere delle immagini?

«Sì, 15-20 immagini tra le quali scegliere, io dovevo descriverle. Me le ha fatte vedere tutte dicendo che due o quattro, a scelta, avrebbero potuto essere oggetto dell’esame».

Spina le inviava materiali da studiare?

«Mi mandava il materiale di tutto quello che si faceva nella lezione online».

Quante lezioni ha seguito?

«Nove o dieci».

Dalle indagini risulta che la professoressa Spina le ha mandato una mail con un allegato pdf, scrivendo che era il testo per l’esame: ricorda di avere ricevuto tale messaggio?

«Sì».

Le ha detto che doveva studiare specificatamente bene quel testo?

«Ha detto che dovevo studiarlo bene perché quel testo poteva essere chiesto all’esame».

Si ricorda chi gli disse, e quando, che l’accordo con la Juve stava venendo meno?

«Non ricordo. Il mio avvocato aveva parlato con Paratici e aveva saputo che era difficile ottenere la cittadinanza. Allora ho deciso di proseguire comunque la pratica per ottenere il passaporto. Non ricordo la data esatta ma era durante le lezioni».

Fino al 14 settembre lei si diceva contento di venire a Torino per vincere la Champions, ce lo conferma?

«Sì, però dopo ho detto a Spina che non sarei più venuto alla Juve».

Dopo l’esame ha parlato con la Juventus?

«Sì, il giorno stesso. Paratici mi chiamò quando ero in aeroporto per dirmi che avevo fatto la scelta migliore per la mia famiglia. Due giorni dopo mi chiamò il presidente Agnelli per dirmi che era dispiaciuto che la trattativa non era andata a buon fine e mi ringraziava per quanto avevo fatto per facilitare la trattativa, anche forzando i rapporti con il Barcellona».

Chi chiamò il taxi che l’ha portata dall’aeroporto all’Università?

«La società che si è occupata dell’organizzazione del volo».

Le è mai stata prospettata la possibilità di fare l’esame a Barcellona? E in altre città d’Italia?

«No, avevo già contattato il Consolato e sapevo che dovevo venire in Italia per sostenere l’esame. Mi è stata indicata solo Perugia come sede di esame».

Con quali referenti della Juventus ha avuto contatti in questo periodo?

«Con Nedved per l’aspetto sportivo, con Paratici e col presidente Agnelli, due o tre giorni dopo l’esame di lingua, che mi ha ringraziato per lo sforzo che avevo fatto per liberarmi dal Barcellona. Agnelli mi disse che con il calcio non si possono mai fare programmi certi. Con Agnelli non avevo parlato prima di allora».

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