«Non conosco le motivazioni per le quali i cosiddetti grandi club sono con Dazn. Io non ho nulla contro Dazn, l’ho detto e lo ribadisco, ma sono molto perplesso perché nessuno, tra chi la sostiene, ha voluto approfondire, anche solo con una consulenza tecnica “terza”, i problemi di migrazione da Sky a Dazn».
Così il patron della Sampdoria Massimo Ferrero ha parlato in esclusiva a MF-Dowjones, alla vigilia della nuova assemblea di Lega sul tema dei diritti Tv: «Premetto che tutti i miei interventi sulla questione hanno avuto e hanno un solo scopo: a tutela degli appassionati che seguono il calcio in tv».
«Perchè questa posizione così rigida? Io, da normale cittadino, leggo, m’informo, ascolto: un Ministro della nostra Repubblica dice che siamo il paese con il maggior “digital divide” in Europa, che la Dad ha problemi, che il 60% degli italiani fatica nella navigazione sul web, che la conformazione del nostro stesso territorio crea problemi», ha aggiunto.
«Dunque – ha proseguito Ferrero –, qualche domanda me la faccio: chi non se le farebbe al posto mio? E perché queste domande non se le sono fatte i grandi club italiani? Va chiesto ai loro presidenti e ai loro rappresentanti quali sono le loro motivazioni, io non le conosco».
Alla domanda su come si possa raggiungere un accordo per evitare spaccature, Ferrero ha risposto: «Non so perchè si è creata questa frattura. In assoluto avrei solo voluto che le cose fossero fatte meglio da chi abbiamo nominato per tutelare tutti i club».
Sui diritti 2021-2024, nell’ipotesi che vengano assegnati a Dazn, «mi preoccupa come la scelta verrà recepita dai telespettatori, da sempre abituati all’abbonamento pay-tv di Sky. Noi vogliamo che il calcio italiano abbia un seguito sempre più alto di tifosi negli stadi, quando finalmente riapriranno, e di appassionati davanti alla tv».
«Non devono esserci barriere architettoniche e tecnologiche. In questi mesi i cittadini italiani, complice questa pandemia, hanno dovuto affrontare già tanti problemi, molto molto più seri di questo, ovviamente. Avranno voglia di cambiare le loro abitudini per quanto riguarda il calcio alla tv? Saranno pronti a lasciare la strada vecchia, che non offre solo calcio e sport, per imboccarne una nuova, certamente più smart, ma forse ancora lontana dal loro “quotidiano”? Non lo so», sono i dubbi che si pone il patron dei blucerchiati.
Sui fondi, Ferrero parla di «una scelta strategica: va chiesto il perchè a chi ha fatto dietrofront a un metro dall’arrivo dopo due delibere all’unanimità in assemblea e un anno di lavoro. La governance non funziona? E’ una domanda da porsi».
«Nelle altre leghe europee, ad esempio nella Liga spagnola, il business dei diritti tv è aperto ai cosiddetti operatori OTT: i giovani possono acquistare pacchetti di 2-3 partite o addirittura singole partite, a costi molto vantaggiosi. I fondi avrebbero permesso questo e molto altro, con regole, trasparenti e pulite, basate su criteri internazionalmente riconosciuti. Ma a qualcuno piace il caos. Nel caos magari si vince», ha concluso.