Emergono ulteriori dettagli sulla figura di Massimo Bochicchio, il finanziere divenuto famoso per aver truffato (tra gli altri) figure come Antonio Conte e Patrice Evra, e al quale erano stati sequestrati 11 milioni nel mese di febbraio. Il Corriere della Sera ha infatti analizzato i rapporti tra il truffatore e Samir Assaf, 61enne libanese ai vertici della seconda banca al mondo, HSBC.
Il rapporto tra i due è evidentemente più stretto di quanto si pensasse. Quando Bochicchio lavorava per HSBC, tra il 2008 e il 2010, aveva fatto credere che il suo fondo Kidman fosse di proprietà della banca cinese, o comunque ricollegabile a un istituto di grande solidità.
Come avveniva tutto questo? Affermando che l’esistenza del veicolo fosse avallata da Assaf, che ricopre la terza carica più importante all’interno di HSBC. E i tribunali milanesi se ne stanno accorgendo: nei fogli depositati presso il Tribunale del Riesame, in cui vengono riportati importi accanto a nomi di investitori coinvolti nella truffa, l’unico nome sconosciuto risulta “il CEO di HSBC Global Banking&Markets, cui sono riconducibili importi di 15 milioni e 5 milioni”.
Il banchiere libanese, di volta in volta, rimuoveva i temporanei stop imposti dall’antiriciclaggio sulle operazioni di Bochicchio. A confermare la complicità vi è anche Marzio Perelli, ex manager di HSBC e ora a Sky.
“Questo Samir, che è il n. 3 della banca… Bochicchio diceva che con lui aveva questo rapporto dove aveva una certa facilitazione… infatti (il fratello di Conte, ndr) mi ha fatto vedere tutti i messaggi dove il bonifico era stato bloccato dalla banca per la compliance, e lui si messaggiava con questo Samir che gli diceva: non ti preoccupare, adesso sblocchiamo tutto quanto”.