Alla vigilia dell’incontro tra Stellantis, la società automobilistica sorta dalla fusione dalla Fca degli Agnelli e la Peugeot, e i sindacati sul futuro degli stabilimenti italiani (il meeting è in programma domani giovedì 15 aprile), il ceo dal gruppo, Carlos Tavares, ha voluto dare assicurazione all’establishment francese sul futuro della società italo-franco-americana con sede nei paesi Bassi.
In un intervista congiunta con il ministro delle finanea transalpino Bruno Le Maire a Le Figaro (quotidaino storicamente vicino alla famiglia Puegeot), Tavraes e Le Maire hanno spiegato che “la Francia è e resterà una grande nazione automobilistica”
Il ceo di Stellantis (società in cui il primo socio è la holding Exor della famiglia Agnelli-Elkann che controlla anche la Juventus) ha infatti spiegato che la società gestirà il passaggio verso l’auto elettrica in modo “socialmente responsabile, senza impatto sociale”.
“Il ritmo e’ esigente, ma accelerera’ ancora”, spiega Tavares. “Il governo e’ determinato ad accompagnare la trasformazione della nostra industria automobilistica, perche’ la Francia e’ e restera’ una grande nazione dell’automobile”, ha detto Le Maire, ricordando che il piano da 8 miliardi di euro annunciato la scorsa estate dal presidente Emmanuel Macron.
Tavares ha preso come esempio di sito di Douvrin, nel nord della Francia, dove la scorsa settimana i dipendenti hanno manifestato contro la delocalizzazione della produzione dei motori a benzina in Ungheria. I siti che erano dedicati alla produzione del motore termico “devono progressivamente passare alla catena di trazione elettrica, che rappresenta diversi miliardi di investimenti industriali e di ricerca e sviluppo in Francia”, ha affermato Tavares.
“Questo movimento – ha continuato l’Ad, e’ in realta’ una enorme rilocalizzazione dell’attivita’ verso la Francia”.
Le Maire ha ricordato che il 26 aprile tutti gli attori della filiera, tra cui anche Reanult e Stellantis, si ritroveranno per discutere del “futuro delle nostre fonderie”. “Dalla qualita’ del nostro dialogo dipendero’ la nostra capacita’ di costruire delle soluzioni pragmatiche”, ha detto il ministro francese. Le Maire ha poi ricordato le trattative in corso a livello europeo sui modelli “Euro 7”: “Siamo chiari: a questo stadio questa norma non ci conviene”, ha concluso il ministro.
Il nodo degli stabilimenti italiani
Gli stabilimenti italiani sono un nodo preoccupante secondo i sindacati di casa nostra perché dopo le visite a Mirafiori a Grugliasco (Torino) Tavares ha spiegato: le fabbriche italiane presentano costi maggiori («non salariali») rispetto a quelle francesi.
Un’altra preoccupazione riguarda gli enti centrali della società ovvero i quartier generali che presentano inevitabili duplicazioni (amministrazione, marketing, style, engineering e via di questo passo). Solo a Torino rischiano di ballare fino a 8 mila posti di lavoro. Del resto i documenti della fusione prevedevano 5 miliardi di risparmi dalle sole sinergie ed è evidente che indotto ed enti centrali sono i terreni privilegiati per poterli ottenere, anche se è vero che il prestito da 6,3 miliardi concesso da Intesa Sanpaolo a Fca con garanzia Sace nel giugno 2020 era in qualche modo condizionato alla piena occupazione negli stabilimenti italiani.
Nel Meridione Cassino (Frosinone), secondo i dati forniti dalla Fim-Cisl, ha il peggior risultato produttivo tra le fabbriche italiane: -17% nel primo trimestre ‘21 confrontato con gennaio-marzo ‘20. “Gira al 10-15% della sua potenzialità produttiva, c’è attesa per il lancio del nuovo Suv Maserati Grecale, previsto dal piano industriale 2019-21, anche se non basterà ad azzerare il ricorso alla Cig.
Melfi (potenza) invece da sola rappresenta la metà delle autovetture prodotte da Fca in Italia e nei primi tre mesi dell’anno ha incrementato la produzione del 29%, eppure i sindaca-ti sono in ansia. A loro dire l’azienda avrebbe commissionato uno studio per concentrare su una sola linea le produzioni di 500X, Jeep Renegade e Compass.