JpMorgan, il gigante bancario mondiale dietro il progetto Superlega, ha la sua sede a livello globale a New York. Ma le sue operazioni al di qua dell’Atlantico vengono gestite dal quartier generale europeo di Londra.
Non sorprende quindi il primo manager della banca a dare affermazioni pubbliche in merito all’affaire Superlega subito dopo il flop dell’operazione sia stato il co-presidente e Chief Operating Officer dell’istituto Daniel Pinto. Quasi una ammissione di demeriti da parte della sede londinese della banca e dei manager di stanza nella metropoli britannica.
Nel dettaglio il 23 aprile , qualche ora dopo la banca aveva domandato scusa per l’operazione, Pinto in televisione ha spiegato: «Ci aspettavamo che ci fosse molta emotività in gioco, si tratta di calcio, ma non credo che ci sia un danno reputazionale», ha esordito nella trasmissione “Front Row”.
«Noi abbiamo messo a disposizione un prestito per un cliente. Non è nostro compito decidere quale sia il modo migliore per cui il calcio debba operare in Europa e nel Regno Unito», ha sottolineato Pinto a proposito del ruolo di JPMorgan.
«Se in questo processo, questo accordo (quello della Superlega ndr) sarà portato a termine o se ci sarà qualsiasi altra strada attraverso la quale potremo dare supporto al mondo del calcio lo faremo», ha concluso.
In questo quadro, è ovvio, non è immaginabile un’operazione da quasi 4 miliardi di dollari non avesse avuto anche l’assenso del quartier generale mondiale.
Ma il dovere di verificare se l’operazione non arrecasse un danno di immagine alla banca e fosse in linea ai dettami della banca doveva essere svolta dai manager di stanza a Londra.
Quali dettami? Il 7 aprile l’amministratore delegato dell’istituto finanziario Jamie Dimon ha inviato la tradizionale lettera annuale agli azionisti.
Nella missiva Dimon ha spiegato che gli Stati Uniti sono alla vigilia di un vero e proprio boom economico. In virtù di “una combinazione di risparmi in eccesso, spesa pubblica in deficit, la possibile legge sulle infrastrutture (che dovrebbe essere emanata dall’amministrazione Biden, ndr), le vaccinazioni e l’euforia per il termine della pandemia”.
La lettera però spiegava al primo punto (e non all’ultimo) anche:
1. Businesses must earn the trust of their customers and communities by acting ethically and morally.
Ovvero: il business deve guadagnare la fiducia dei suo clienti e delle sue comunità agendo eticamente e moralmente.
Le tipiche parole “vuote” di top banker da stipendi milionari e bonus stellari? Può essere, sta di fatto nel quartier generale di JpMorgan sulle sponde del Tamigi, qualcuno sta già tremando.
Secondo quanto appreso da Calcio e Finanza, tira infatti un’aria gelida nelle stanze del palazzo sul Tamigi al momento.
Motivo? Secondo Dimon era dovere dei manager di stanza a Londra sapere ed accertarsi l’operazione fosse ben vista dalla gente e non arrecasse un danno di immagine all’istituto. È invece è accaduto l’esattamente l’opposto.