Psg City confronto
(Foto: FEP/Panoramic, via Onefootball)

La sfida tra Paris Saint-Germain e Manchester City, valida per la semifinale di Champions League, non si limita unicamente al mondo del calcio, e nemmeno al continente europeo. Rappresenta infatti un confronto più ampio, tra Qatar ed Emirati Arabi Uniti: due strategie di investimento diverse, che fanno a capo a due emirati in aperto contrasto tra di loro, con l’obiettivo comune di affermarsi nel calcio europeo.

Football Benchmark, il ramo di analisi calcistiche di KPMG, ha svolto un lavoro di paragone tra le due società, dal quale emergono sia gli aspetti di similitudine, che sono evidenti ai più, sia le differenze tra i due modi di gestire i club.

Il Manchester City vanta una storia più che centenaria, essendo stato fondato addirittura nel 1880. Dopo un periodo di relativa gloria fino agli anni Settanta, il club faticava a tornare nell’Olimpo del calcio inglese.

Nel 2008 venne acquistato dallo sceicco Mansour bin Zayed Al-Nahyan, e la storia prese un corso differente: in seguito agli investimenti milionari, tra calciatori e impianti sportivi, nel 2012 arrivò la Premier League, seguita da altri tre titoli nazionali negli anni successivi (il quarto in arrivo quest’anno). Tuttavia, il massimo traguardo raggiunto in Champions League furono le semifinali del 2015/16.

Storia simile, negli anni recenti, per il Paris Saint-Germain. Il Paris venne fondato nel 1970, ma i successi veri e propri arrivarono in seguito all’acquisto da parte della Qatar Sports Investment (che fa capo direttamente al governo qatariota), completato nel 2012, e all’ingresso nel club del presidente Nasser Al-Khelaifi. Anche in questo caso, dominio in campionato, con ancor meno concorrenza rispetto al City, ma niente Champions, sfiorata lo scorso anno in finale contro il Bayern.

PSG-City, le strategie a confronto

Nonostante all’apparenza le due società si somiglino, in realtà le strategie attraverso le quali conducono il proprio business calcistico sono molto diverse. Da un lato abbiamo il modello multi-proprietà del Manchester City, caposaldo del City Football Group (CFG), gruppo di Al-Nahyan che controlla 10 club in giro per il mondo (tra cui il New York City FC nella MLS). I Citizens fungono da catalizzatore per investimenti e sponsor, che spesso devono versare una quota alle altre squadre, e al contempo possono sfruttare il network CFG come un unico grande vivaio globale. Tale strategia viene considerata un successo da cui trarre esempio nella gestione di modelli simili.

Manchester City stipendi
Manchester City (Copyright: Nick Potts)

Dall’altro lato abbiamo il Paris Saint-Germain, unico club di proprietà della Qatar Sports Investments. In questo caso, la strategia consiste nell’espansione del brand oltre i confini dello sport, nel tentativo di creare un marchio familiare a livello globale che non sia unicamente collegato al contesto calcistico. A differenza del City, inoltre, l’immagine del PSG può vantare il supporto della città di Parigi, tra le più famose al mondo.

Tutto questo è funzionale all’intenzione della dirigenza, che vuole costruire un vero e proprio lifestyle intorno al brand PSG. Non è un caso che una delle principali collaborazioni per raggiungere questo obiettivo sia la partnership con Air Jordan: anche il marchio creato dalla stella dei Bulls ha da diverso tempo superato i confini della pallacanestro, e si può quindi affermare che Al-Khelaifi voglia fare del marchio PSG l’Air Jordan del calcio.

I club facenti parte del City Football Group (copyright: CIES Football Observatory)

PSG-City, il frutto degli investimenti

Gli investimenti delle due proprietà del Golfo che risultati hanno portato? Dal punto di vista sportivo, si è visto, a entrambe manca soltanto la Champions League per completare il quadro. Dal punto vista finanziario, invece, i risultati sono stati sicuramente positivi.

Nel 2018/19, il Manchester City ha registrato entrate pari a 610 milioni di euro: si tratta di un incremento del +487% rispetto a 11 prima, quando la società era stata acquistata da Al-Nahyan. Percorso simile, ovviamente, anche per i parigini, che hanno registrato 638 milioni in entrata nel 2018/19, +532% rispetto al 2011, anno di passaggio di proprietà.

Focalizzandosi invece sulle entrate commerciali, si intuisce come la strategia del PSG abbia creato un marchio più forte rispetto ai Citizens. Tra il 2010/11 e il 2019/20, Paris e City hanno visto le proprie entrate commerciali crescere rispettivamente del +715% e +344%. Gli introiti dei francesi, sotto questa voce, sono sempre stati superiori rispetto a quelli degli inglesi nell’arco temporale considerato, pur presentando una maggiore volatilità. Il City, tuttavia, registra una crescita costante, pur con marginalità decrescente.

Tuttavia, se il PSG primeggia nelle entrate, il club di maggior valore rimane il Manchester City. Nella classifica stilata da KPMG sugli enterprise value (EV) delle società calcistiche, alla data del 1° gennaio 2020 l’EV del City era pari a circa 2,6 miliardi di euro, in sesta posizione, contro gli 1,9 miliardi del PSG in nona. Il distacco, tuttavia, si era ridotto considerevolmente dal 2016, quando il valore dei Citizens era quasi il doppio di quello dei parigini.

PSG-City, il delicato tema degli sponsor

Le entrate commerciali nella stagione 2019/20 ammontavano a 309 milioni per il PSG e a 284 milioni per il City. Buona parte di questi, ovviamente, deriva dagli sponsor tecnici e dagli sponsor di maglia. Il Paris vanta un solido accordo con la Nike, fino al 2032, per un totale di 80 milioni a stagione, simile ma superiore ai 74 milioni concordati tra Puma e City, fino al 2029. Il PSG primeggia anche sotto la voce del main sponsor sulla maglia, ricevendo 65 milioni a stagione da Accor Live Limitless (ALL), contro i 51 milioni versati da Etihad ai Citizens.

Il problema? Entrambi gli accordi degli sponsor di maglia scadono nel 2021, ed entrambi i settori in cui operano le aziende (hospitality ALL, aviazione civile Etihad) sono stati duramente colpiti dalla pandemia. Difficile dunque un rinnovo alle stesse cifre, anche se il Manchester City potrebbe essere in una posizione di vantaggio: Etihad Airways è la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, e ha sede nell’emirato di Abu Dhabi, della cui famiglia reale fa parte Mansour Al-Nahyan.

Sulla questione sponsor, infine, bisogna aggiungere una nota geopolitica. Si è accennato, nell’introduzione, al fatto che tra Qatar ed Emirati Arabi Uniti non scorra buon sangue al momento. Eppure, prima di ALL, lo sponsor di maglia dei qatarioti del PSG era la compagnia emiratina Fly Emirates. Interessi economici che prevalgono su questioni politiche? In parte sì, ma c’è anche un’altra spiegazione.

Fly Emirates è la compagnia di bandiera di uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti, quello di Dubai. A a differenza di quello di Abu Dhabi, capitale del Paese oltre che casa di Etihad e della proprietà del City, Dubai non è mai stato particolarmente ostile nei confronti del governo di Doha. Da qui l’apertura a legare il proprio nome a quello della squadra più iconica degli investimenti qatarioti nel calcio europeo.

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